Kim Jong-un è davvero quel pazzo che ci descrivono i media occidentali? Esso viene descritto dal sistema informativo internazionale come un giovanotto troppo presto arrivato al potere, un dittatore sanguinario e pazzoide, autore di una sequenza impressionante di bizzarrie, come quella di aver fatto giustiziare lo zio facendolo sbranare dai cani, o di obbligare i giovani del suo paese a portare i capelli con il suo stesso taglio. Ora, che Kim sia un dittatore, e che sia, come spesso accadde con i dittatori, uno che non applica certo sistemi giudiziari democratici, è un dato di fatto. Tuttavia dovremo domandarci, dato che noi occidentali, invece, viviamo in un paese libero, per quale ragione ci fanno bere una sequenza così indefinita di clamorose patacche. Infatti, le bizzarrie che vengono attribuite al dittatore nordcoreano, vanno tutte divise per dieci e moltiplicate per uno. Sono, in pratica, secondo gli osservatori neutrali, delle bufale che vengono diffuse in maniera artefatta per creare una opinione pubblica favorevole ad un eventuale attacco contro la Corea del Nord. Facciamo un passo indietro. Dopo la seconda guerra mondiale, la Corea si trovò divisa in due: a nord del 38 parallelo, ci stava un governo filo-comunista, a sud un governo filo-occidentale. I due paesi vennero presto ad una guerra cruenta, negli anni 50′. Il governo del sud avanzò minacciosamente nel territorio dei rivali, sostenuto dagli eserciti americani e francesi in particolare, ma la Corea del Nord riuscì a ribaltare le sorti del conflitto quando giunsero in suo aiuto mezzo milione di soldati cinesi. Il confine tornò nel 38 parallelo, ma la Corea del Nord non scordò mai quell’invasione. In quegli anni la Corea del Nord ebbe un tumultuoso sviluppo economico e sociale, che tuttavia si concluse negli anni ’90. Con l’isolamento dovuto al termine dell’esperienza comunista negli altri paesi del mondo, la Corea del Nord entrò in una crisi irreversibile, al punto da dover chiedere aiuto alle organizzazioni internazionali. Tuttavia i rapporti con la Corea del Sud erano migliorati, al punto da avviare non solo un processo di riappacificazione, ma persino di riunificazione. Con il potere del giovane rampollo della dinastia dei dittatori, tuttavia, i rapporti internazionali della Corea del Nord sembrano essere peggiorati, a causa di test missilistici che vengono sperimentati ultimamente. Se dunque le bizzarrie di Kim sono una pura invenzione dei media occidentali, più serio appare il rischio di una spirale di tensioni internazionali. Il nuovo presidente Trump, per non smentire la sua fama di fondamentalista e guerrafondaio, si è affrettato a inviare navi da guerra in quelle acque, e a rinforzare il contingente di truppe americane da sempre stanziate nella Corea del Sud. Tuttavia, anche il paventato ricorso di Kim ai test nucleari, non appare, sul piano strettamente strategico, un azzardo. Mi spiego. A partire dagli anni ’80, gli Usa hanno diramato l’elenco dei “loro” stati canaglia. Variato più volte, esso ha compreso i seguenti paesi: Corea del Nord, Cuba, Jugoslavia, Libia, Sudan, Iran, Iraq, Siria, Afghanistan. Stati che, sotto il pretesto mai verificato del terrorismo o della dittatura, in realtà, secondo autorevoli osservatori, rappresentavano un impedimento alle politiche economiche di espansione degli Usa e dei paesi occidentali. Dittature analoghe a quelle dei paesi alleati come l’Arabia Saudita, il che dimostra la pretestuosità dell’elenco. I paesi europei, in definitiva, seguono gli intendimenti degli Usa. Abbiamo visto il governo italiano chinarsi e accettare supinamente l’inutile e ingiustificata recente aggressione degli Usa di un personaggio inaffidabile come Trump alla Siria. In realtà, che ci piaccia o no, gli Usa difendono gli interessi occidentali nel mondo, oltre ad avere un potere di ricatto economico notevole nei confronti delle altre economie, per via di sanzioni protezioniste che potrebbe attivare, unilateralmente, in qualunque momento. Ora io vorrei tornare un attimo su quell’elenco di nazioni. Sono tutte nazioni, nessuna esclusa, che hanno subito invasioni, guerre, devastazioni, attacchi militari, embarghi economici, smembramenti. Cuba, dopo l’attacco alla Baia dei Porci, ha subito un pesante embargo economico. La Jugoslavia, nel cuore dell’Europa, è stata invasa, bombardata e poi smembrata. La Libia, che pure era un paese in crescita economica, è stato devastato da una invasione congiunta di eserciti occidentali. Per l’Iraq si era inventata la patacca delle armi chimiche, per la Siria siamo su quella strada. Iraq che, anni or sono, era stata gettata nella guerra decennale contro l’Iran. Per non parlare dell’Afghanistan. Il Sudan ugualmente ha subito un terribile guerra e alla fine è stato smembrato in due parti. Insomma, troppo lungo sarebbe ora raccontare le politiche di ingerenza che hanno portato alla distruzione di questi “stati canaglia”. Qui ci interessa sapere che solo uno si è, al momento, salvato dalla distruzione, dalla devastazione e dallo smembramento. A parte l’Iran, ripresosi dalla guerra ma sempre sotto il mirino di Trump, il paese che vive un periodo pacifico, paradossalmente, è proprio la Corea del Nord. Perché avendo acquisito, comunque, degli strumenti bellici in grado di creare un cataclisma nella vicina e alleata Corea del Sud, è stata per il momento risparmiata da una invasione. Nel frattempo, si cerca di convincere l’opinione pubblica che Kim Jong-un, sia un bamboccio viziato, un figlio di papà schizzato e dedito al lusso e alle bizzarrie, un folle inaffidabile. Pochi sanno, invece, che Kim ha studiato in Europa, in Svizzera, e che ha due lauree. Dittatore di sicuro, sanguinario forse, ma pazzoide e stupido per nulla. Al punto che è l’unico dittatore, tra quell’elenco di stati canaglia, ad aver salvato la pellaccia sua e quella del suo popolo. Fino ad ora, almeno.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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