Buonasera. Mi chiamo Peracò e sono una pecora dell’ovile di Bainzeddu, in Sardegna. Ho deciso di essere personaggio del giorno perché voglio parlarvi di agnelli che, se permettete, un po’ me ne intendo. Dunque, io sono una sopravvissuta ma non grazie a Berlusconi o alla Boldrini ma solo perché sono femmina. Fossi stato un montone, per esempio, sarei stato ucciso da piccolo (questa storia l’ha già raccontata il mio caro estimatore Fiorenzo Caterini,) anche perché Bainzeddu, che scemo non è, non si potrebbe permettere un gregge fatto di soli montoni. In ogni caso essere agnelli è una condizione difficile, come essere capretti, vitelli, conigli, saraghi e triglie. Capisco che può sembrare paradossale ma non capisco perché ci sia stato tanto movimento a favore degli agnelli e nessuno ha urlato contro l’eccidio dei capretti e dei conigli. Ci sono persone – mi dicono, – che mettono tante foto di agnellini che pascolano liberi sui prati sui loro profili facebook, ma sono i primi a postare anche appelli contro gli extracomunitari che dovrebbero starsene a casa loro. Mi chiedo – e me lo chiedo da pecora – ma quanta retorica c’è negli atti degli uomini? Quanta voglia di salvare i gattini e fare annegare i bambini solo perché non appartengono al popolo italico. Io queste cose, da pecora, non le capisco. Nel gregge siamo tutte uguali, comprese le pecore nere: diamo lo stesso latte e produciamo per l’economia di Bainzeddu che è anche l’economia della Sardegna e del paese. Concludo perché mi aspetta la mungitura e vi chiedo una cosa: ma davvero siete convinti che non uccidere gli agnelli per nutrisene sia una cosa sbagliata? Provate a raccontarlo a chi da questa economia ci vive, provate poi a raccontarlo a chi produce polli, maiali (e i porcetti non vi fanno tenerezza?) tonno. Perché non presentate una bella proposta di legge per il divieto di consumo di carni? Potrebbe essere un’idea. Però, da pecora, mi viene da chiedervi: nulla da dire contro i würstel, scatolette di tonno, simmenthal, polpa di ricci, ostriche, mortadella con focaccia calda e soffice? E sempre da pecora vi domando: tutti zitti davanti ai manifesti di persone che invitano gli italiani ad acquistare solo prodotti del nostro paese e boicottare i negozi stranieri? Ma lo sanno questi signori che la maggior parte dei prodotti venduti anche nei negozi italiani sono made in Cina? Certo che voi umani siete davvero complicati. A questo punto vi dico: meglio un giorno da pecora che cento da fronte nazionale. Gli agnelli fanno tenerezza, certo, ma anche i bambini di Bainzeddu che cresceranno grazie agli agnelli, a noi pecore, al latte (pagato pochissimo) al formaggio e alla lana. Insomma, da pecora sono abbastanza soddisfatta di contribuire all’economia di quest’isola che, grazie al pascolo, all’aria buona e alla mitezza del clima produce agnelli gustosi, teneri che fanno benissimo alla salute. Mi preoccuperei di altri prodotti, magari venduti nei negozi italiani e che provengono da produzioni intensive e tristi. La vita degli agnelli, da queste parti è davvero, seppur breve, qualitativamente ottima. E io di queste cose me ne intendo. Buona pasqua a tutti.
A proposito (e ve lo dico con il cuore da pecora) ma sulle formichine, i figli dei topi, le figlie delle mosche e delle zanzare nessun rimorso? Ve lo chiedo perché mi ha appena scritto una mia carissima amica zanzara su Pecobook affermando che non tutti i cuccioli sono uguali. Kondividi se sei indignato. Così ha aggiunto. Il problema non è semplice e prevedo (conoscendo gli uomini) molte polemiche. Ma io, che sono pecora, non seguo il gregge.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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