Valentino Rossi ha 37 anni, età alla quale i motociclisti professionisti hanno già appeso il casco al chiodo oppure cercano di intascare gli ultimi spiccioli della carriera nelle categorie inferiori. Trentasette anni. Quattordici in più di Marc Marquez, il funambolo spagnolo che sembrava destinato a diventare il dominatore incontrastato della Moto Gp. Quando Rossi vinse il suo primo mondiale nella 125, Marquez andava all’asilo. Alla partenza del Gran Premio di Barcellona, ieri, sembrava non esserci storia: in terra di Catalogna, lo spagnolo Marquez aveva piazzato una pole position da urlo e il connazionale Jorge Lorenzo aveva fatto segnare il secondo tempo, mentre Rossi arrancava con distacchi abissali dai primi. Non che importasse molto della gara, poche ore dopo la morte in pista di Luis Salom, il 24 enne della Moto 2 caduto nella prove libere e travolto dalla propria moto. Una morte che ha riproposto i soliti e legittimi dubbi sulla pericolosità del motociclismo, con piloti che cavalcano razzi che sfrecciano oltre i 350 km orari.
Poi, in questo clima mesto, è venuta la gara della Moto Gp. Valentino ha superato tutti gli spagnoli davanti a lui e negli ultimi giri, quando si aspettava l’inevitabile attacco di Marquez che sornione lo tallonava, ha resistito, si è fatto scavalcare dal rivale ma è tornato davanti, fiaccando la resistenza di un fuoriclasse con quattordici anni meno di lui. Perché il talento non muore mai. E in giorni così difficili per questo sport, è stato giusto che a vincere sia stato il suo massimo interprete degli ultimi due decenni. Rossi starà anche antipatico a tanta gente – forse a ragione – ma la sua grandezza ieri la si è vista anche a gara finita, quando ha stretto la mano a Marquez: colui che probabilmente gli ha fatto perdere il mondiale dello scorso anno e al quale non rivolgeva la parola da mesi. Ma ci sono momenti in cui le acerrime rivalità vanno messe da parte e lo sport deve mostrare il proprio volto migliore. Ieri questo volto era quello di Valentino Rossi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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