Un mese fa ho incontrato un tipo che mi sembrava di aver già visto, ma è stato lui a riconoscermi prima. “Ti ricordi di me?”. Ce l’avevo sulla punta della lingua, il suo nome, e spremendo le meningi me lo sono pure ricordato. Mi sono ricordato anche in quale occasione le nostre vite si fossero già incontrate: vent’anni prima, per un breve periodo, in una caserma dell’esercito, a Sassari. Lui era già laureato, io non ancora. Ci siamo ritrovati vent’anni dopo, cambiati ma non abbastanza da non capire di esserci già visti. È un insegnante precario e lo hanno spedito a cento chilometri da casa. Aveva scelto di viaggiare, per quanto scomodo e pericoloso. Ci siamo rivisti qualche giorno fa, anche stavolta per caso. “Stai continuando a viaggiare?” “No, ho trovato alloggio”. “Dove?” “In campagna, in un baracca di legno. Per i primi giorni ho sofferto il freddo, poi mi sono comprato una stufa e ora va meglio”. E mi ha salutato.
Non ho saputo cosa dire, ho temuto che se avessi provato a consolarlo potesse offendersi. Ho solo pensato agli anni di studio, alla specializzazione, ai concorsi, per poi finire in una baracca, in mezzo alla campagna, per risparmiare sull’affitto. Sarà normale tutto questo? Sarà ordinaria gavetta o sarà ingiustizia? A me sembra che qualcosa non torni. E che non torni soprattutto nel riconoscimento sociale della scuola e dei suoi professionisti. In questi mesi – nei quali insegnante precario lo sono diventato anche io – ho capito quanto impegnativo, difficile e responsabilizzante sia questo lavoro, quanto stanchi si arrivi alla fine di una mattinata di lezioni, quanta concentrazione ed equilibrio richieda questo ruolo. Per poi sentirsi trattare da fannulloni, da gente “con tre mesi di ferie pagate” per occupare una cattedra. Gente che parla senza sapere tutto questo, senza sapere che a quasi cinquant’anni c’è chi dorme in una baracca di legno per tenersi caro il proprio posto da precario nella scuola.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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