Per nove stagioni, tra il 1992 e il 2000, ho lavorato nella vigilanza della Costa Smeralda. Nel pieno della stagione estiva uno dei servizi che mi toccava con una certa frequenza era il notturno davanti allo yacht Nara, al porto vecchio. Il Nara apparteneva al presidente del Libano Hariri, che sbarcava ogni anno in Sardegna con la sua numerosa famiglia e vi si tratteneva per tutto il mese di agosto. Fin quando, nel 2005, venne assassinato a Beirut, ucciso da un’autobomba. Il servizio consisteva nello stare impalati (si era sempre in coppia) sul molo, davanti alla poppa della barca: così volevano i committenti. Ad una certa ora, quando in giro non c’era più nessuno, si poteva attraversare la passerella e salire a bordo, ci era persino consentito servirci al buffet della sempre fornitissima cucina. Cibi orientali, profumati di cumino. Una volta, saranno state le tre del mattino, da un oblò vidi una coppia che cenava sulla barca accanto, con un cameriere in divisa impettito al tavolo: erano Briatore e Naomi Campbell. Fino all’una di notte però si stava a terra, braccia conserte, piantati sull’asfalto bollente. Le ore non passavano mai e bisogna inventarsi qualcosa per battere la noia. Tanta gente veniva a chiederci chi fosse il padrone della barca. A noi era vietato rivelarlo, la discrezione era il primo obbligo di chi lavorava nella sicurezza. Però capitava sempre una certa percentuale di curiosi che, a sentirli ragionare tra loro, avresti giurato di potergli raccontare qualunque balla, tale era la loro fanciullesca ingenuità. Quando ne individuavamo uno, scattava puntuale lo scherzo. Andava così. “Scusi, di chi è la barca?” Io prendevo qualche secondo di tempo, accennavo un sorriso e poi sussurravo la risposta. “Di Marco Pannella”. C’era chi restava a bocca spalancata da poterci infilar dentro la testa, come fanno i domatori col leone, c’era chi correva a raccontare il sensazionale scoop agli amici della comitiva che vagavano per il porto, c’era chi si indignava. Come un romano in canottiera che, dopo l’iniziale sbigottimento, così commentò: “Ao’, ‘sto stronzo sta a fa ‘o sciopero de ‘a fame e poi viaggia cor Titanic!”. E mi voltò le spalle, dopo aver scaraventato un vaffanculo contro la barca. Forse così facendo qualche voto a Marco Pannella gliel’ho rubato. Ora è troppo tardi per scusarsi e non sarei sincero se lo facessi: la reazione della gente, all’idea del rivoluzionario Marco Pannella sullo yacht a Porto Cervo, valeva qualunque rischio.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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