D’estate, a causa delle condizioni climatiche e dell’affollamento, capita sovente, alle guardie forestali, di soccorrere animali in difficoltà. Capita sovente che il primo soccorso della testuggine investita o del rapace deperito sia effettuato da persone, spesso turisti in vacanza, che portano l’animale presso la locale Stazione del Corpo Forestale. Sono persone, questi “turisti animalisti”, che rinunciano ad una porzione delle loro brevi e costose vacanze per prestare soccorso ad un animale. Quando ti portano l’animale in Stazione, dentro la scatola di cartone raccattata chissà dove, ringraziano. Tu ringrazi loro per la preziosa collaborazione, e la stretta di mano si incrocia con lo sguardo sincero. Si fa a chi ringrazia prima. Poi però c’è un’altra categoria di turisti, vero e proprio terrore delle guardie forestali, forse peggio dei piromani e dei bracconieri. Loro sono i “turisti animalisti animalisti”. Mentre tu sei in piena pattuglia antincendio, nella zona strategica assegnata, ti arriva la telefonata della Sala Operativa. Il funzionario non ordina, stavolta, ma prega. Lo so che non è nostra competenza, ma se non andate a … (ovviamente dall’altro capo del territorio), questo signore ci intasa tutte le linee. Vi prego, andate. Capisci allora di esserti imbattuto in un “turista animalista animalista”. Di solito il “turista animalista animalista” chiama per un cane che, secondo lui, è stato abbandonato in mezzo alla strada. Il “turista animalista animalista”, non chiede, ma ordina, condendo il tutto con minacce di denunce varie alla stampa o alla Procura della Repubblica, insieme alla peggiore retorica contro il servizio pubblico. Tu attraversi di corsa il territorio, divorando decine di chilometri. Ti sbrighi per non lasciare scoperta quella parte di territorio più a rischio di incendi, ma anche perché, se il randagismo non è competenza della tua Amministrazione, per spirito di collaborazione e per prestare comunque soccorso a quel povero animale si cerca di fare prima. Ma, naturalmente, per il “turista animalista animalista”, tu arrivi sempre tardi. Il “turista animalista animalista” è imbevuto delle frasi fatte della televisione, onde per cui ti accusa subito di ritardo nei soccorsi. Se provi a spiegare che il randagismo è di competenza del comune, che è dotato di lettore per i microchips e di convenzioni con i canili, subito ti rispondono con le frasi fatte della televisione, ti accusano di “balletto delle responsabilità” o di “scaricabarile”. Allora preferisci lasciar perdere. Mentre il “turista animalista animalista” proferisce oscure minacce, del tipo “sappiamo a chi denunciare se succede qualcosa al povero cane”, tu cerchi di capire qual è il problema reale. Di solito il “turista animalista animalista” proviene da una città del nord, come Milano. Spesso sono in coppia, dove lui è quello del “lei non sa chi sono io”, oppure “da noi si fa così e si fa cosà”, mentre lei fa il sermone sulla immancabile sensibilità animalista e naturalista. Il mondo è pieno di incivili, povere bestiole abbandonate, andrebbero puniti severamente, se ci fosse un po’ di amore per gli animali, e nessuno fa niente, tutti se ne fregano. E, naturalmente, non può mancare “le bestie sono meglio degli uomini”. Il “turista animalista animalista” non concepisce l’Ente Pubblico come un servizio, ma come un servo. Il contribuente ha sempre ragione, questo è sacrosanto: tuttavia il “turista animalista animalista” vede il mondo in modo fortemente egocentrico. Il servo pubblico deve risolvere il Suo Problema, pazienza se il mondo è pieno di altri problemi. Il loro problema, per il “turista animalista animalista”, è il Problema Assoluto. Naturalmente il “turista animalista animalista” ha sempre fretta, deve prendere treni, traghetti o aerei, oppure innaffiare i fiori, poverinichesiseccanoconquestocaldo, oppure fare la spesa prima che chiuda. Per cui non ha tempo da perdere né con il servo pubblico né con il cane, e se ne riparte inveendo per il tempo perso contro il mondo che non ha ubbidito allo schioccare delle sue dita, spesso con l’aggiunta di frasi sulla superiorità del nord sugli sfaccendati del sud. Nel frattempo tu ti eri avvicinato all’animale, che pazientava trattenuto dai “turisti animalisti animalisti”. Uno sguardo solo, di solito, è sufficiente per comprendere. Versi, per scrupolo, un po’ di acqua, e il cane si gira dall’altra parte. Il cane sta benissimo, è solo un po’ annoiato. Ti guarda supplicante, la povera bestia, e sembra solo che dica “minchia che palle, un’altro turista animalista animalista.” Spesso i cani degli stazzi amano girovagare, andare a zonzo, guardare le macchine che passano, andare incontro al padrone che giunge per governare il bestiame. Il padrone li nutre e loro provano a tenere volpi e cinghiali lontani dai piccoli della mandria bovina. Una simbiosi funzionale atavica di cui, negli appartamenti delle metropoli, si è persa la memoria. Allora, come nell’ultimo caso, aspettiamo che i “turisti animalisti animalisti” vadano per la loro strada. Ci guardiamo attorno, e infine liberiamo la cagnolina dal manto scuro e lievemente striato. Che dritta dritta, sapendo bene dove andare, percorre alcune centinaia di metri e raggiunge il suo cucciolo infilandosi dentro un cancello in ferro poco distante. Ci avviciniamo. I due cani, madre e cucciolo, ci vengono di nuovo incontro festosi, attorcigliandosi, rotolandosi e giocando tra di loro, e poi sporgendo il muso ai loro liberatori. Ho immaginato, per un solo istante, rabbrividendo, il destino di quella povera bestiola in un canile, lontano dal suo cucciolo e dal suo mondo. Il tempo di godere di quella serenità, e poi via, di corsa per tornare alla zona assegnata.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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