Nella giornata contro la violenza sulla donna il personaggio del giorno poteva essere solo una donna. Però, a pensarci bene, Tommasa Giovannoni Ottaviani, per gli amici Titti Brunetta, ha sbagliato decisamente giornata perchè con il finto nick name di Beatrice Di Maio da molti mesi (precisamente da Aprile) twittava messaggi molto duri contro il premier Renzi, i suoi ministri (il più attaccato era Graziano Delrio) e, soprattutto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La signora non disdegnava epiteti piuttosto “pesanti” sino a definire il sottosegretario Lotti un “mafioso”. E’ stato il quotidiano Libero a rilevarne l’identità e Titti ha candidamente ammesso: “Sono io, ma Renato non sapeva niente. Ho deciso di fare tutto da sola, usando ovviamente un nick name, come fanno tanti altri e se Lotti si è offeso mi dispiace e me ne scuso”. La signora ha poi virato sul diritto alla satira e la cosa per lei sembra chiusa in questo modo. Piccole considerazioni a margine: non tutti, in realtà utilizzano un nick name per insultare le persone, chi fa satira solitamente si firma con il proprio nome e cognome. Parlare sotto falso nome (e utilizzare, tra l’altro come cognome Di Maio) non solo non è contemplato dall’etica e dal galateo ma è anche controproducente se si ha un marito impegnato in politica, peraltro capogruppo alla camera dei deputati. E’ davvero odioso essere insultati da persone che si nascondono dietro falsi nomi, denota un certo infantilismo. La cosa curiosa è che non ci si rende conto di quanta violenza si nasconda dietro questo modo di vedere il mondo e sicuramente non giova alla discussione e alla costruzione di un dibattito politico, che marcia ormai quotidianamente tra epiteti ed insulti. Nella giornata contro la violenza sulla donna la notizia è davvero pessima ed evidenzia una deriva davvero pericolosa. Uno squallido segnale che unito agli epiteti quotidiani contro il Presidente della Camera Boldrini, lanciati da altri piccoli eroi vigliacchi che si nascondono sotto falsi nomi, fanno di questo paese un luogo dove anche i più famosi scaricatori di porto cominciano a vergognarsi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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