Foto Vincenzo Livieri - LaPresse 24-08-2016 - Roma - Italia Cronaca Trema il centro Italia. Alle 3.30 di questa notte si è registrata una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.0 a 4 chilometri dalla superfice e con epicentro ad Accumoli, in provincia di Rieti nel Lazio, a pochi chilometri, equidistante, tra Norcia e AmatriceNella foto: le immagini di Amatrice distrutta Photo Vincenzo Livieri - LaPresse 24-08-2016 - Rome - Italy News The central Italian town of Amatrice was badly damaged by a 6.2 magnitude earthquake that struck early on Wednesday, with people trapped under the rubble, the town's mayor said.
L’ho sentito quel rumore sordo, il tonfo secco che ti rade l’anima, quell’oscillare assurdo che non ti fa pensare, non ti permette di decidere, di essere in qualche maniera reattivo e sicuro. Ti fermi davanti all’andamento lento, a quel tango che non finisce e ti consuma, a quel fado senza musica e solo voce: il terremoto. Il personaggio peggiore che si possa presentare davanti a casa tua, davanti alle tue cose, alla tua piccola quotidianità. Il sobbalzo della vita, la distruzione del futuro e delle possibilità. L’ho sentito arrivare in maniera repentina, intrufolarsi nelle falde dell’esistenza, l’ho sentito frugare tra le viscere della terra, al centro dell’Italia, crocevia di santi. Ho visto crollare la chiesa di San Benedetto a Norcia, ho visto squadernare quella di San Francesco e Santa Chiara e ti viene quasi da urlare che sora madre terra non è proprio amica di quella gente, non è sorella e neppure lontana parente. Ha urlato e vomitato, ha centrifugato polvere e pietre tra i paesi le chiese e la vita. Senza guardare in faccia nessuno, senza ricordarsi dei santi che hanno vissuto da quelle parti. Delle bellezze di quelle parti. Dei sorrisi di quelle parti. Silenzio e frastuono che camminano sui binari di vite che si spezzano, di rumori che si mimetizzano tra le lacrime e un cielo livido, senza clamore. Brutto personaggio il terremoto: aratro che non cerchi nell’orto delle opportunità. E’ la terra che decide, la sora madre terra, quella che sostenta e governa e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba. Il problema è sempre quello, antico e vero: non si modifica il moto perenne della terra, non si cambiano i letti dei fiumi, non si costruiscono capanne di paglia nelle isole del vento e non si usa il cemento senza ferro nelle zone dove la terra ha ancora molto da raccontare con la sua voce grossa e univoca. Lo sappiamo, lo dicono da sempre e lo diranno sempre: gli uomini sono i costruttori del loro destino. Sono loro che aiutano la vita e modellano la morte, sono loro, con i loro atti, con le loro scelte scellerate a disegnare sulle macerie. Sono loro a non comprendere il racconto di sora madre terra, sono loro che con la voracità, la velocità, l’incuria, la sfacciataggine hanno terribilmente violentato i luoghi dove hanno deciso di costruire una vita senza fondamenta. Brutto personaggio il terremoto, bruttissimo. Quelle lacrime, quello sgomento, quelle urla ad un cielo scoperto, quell’apparente senso di impotenza lo dobbiamo alle nostre scelte. Non sono i terremoti, le alluvioni, le siccità i nemici dell’uomo. Sono frequenze dinamiche dell’esistenza che ormai sappiamo riconoscere. Ma la nostra stoltezza, avidità, la nostra voglia di guadagnare senza il minimo rispetto per la terra e per gli uomini ci ha portato a queste conseguenze: siamo noi gli autori di questo quadro. Siamo noi che abbiamo deciso i colori foschi, siamo noi che lo abbiamo firmato. Il terremoto è una ferita lancinante tra gli interstizi dell’anima ormai gonfia di polvere e di mediocrità. Non si costruiscono le case in quel maledetto modo, neppure le scuole e gli ospedali. Le chiese andavano rinforzate così come le leggi che gli uomini avevano scritto e che non sono state rispettate. Sora madre terra ha solo ricordato che ci sostenta e ci governa ma con leggi sue, alle quali dovremmo sottostare. L’ho sentito quel rumore sordo, quello squarcio terribile che ci ha regalato nuove ferite sempre più difficili da ricucire, sempre più profonde da nascondere nelle strade martoriate della nostra cupa esistenza. L’ho sentito e nel cantuccio della mia anima ho pensato: continuiamo a non comprendere il rumore della terra.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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