A me, uomo della strada facile agli stupori, qualcuno dovrebbe spiegare perché all’amministratore di un’azienda si debbano corrispondere 2,4 milioni di euro di liquidazione per nove mesi di lavoro. Potrei capirlo se in quei nove mesi l’azienda avesse incrementato i propri affari rendendo giustificati, in proporzione, i guadagni del manager. Ma dal momento che l’azienda si chiama Alitalia e in quei nove mesi le perdite proseguirono, come accade ormai da decenni, io non riesco davvero a capire il perché dell’astronomica buonuscita riconosciuta nel mese di settembre del 2015 a Silvano Cassano, nominato amministratore delegato della compagnia di Stato nel novembre del 2014, contestualmente al nuovo cda presieduto dall’evergreen Luca Cordero di Montezemolo. Se il mercato è davvero quell’organismo perfetto dove ogni apparente stortura ha un proprio equilibrio, com’è possibile che si gratifichi in questo modo l’apporto di un manager durato quanto una gravidanza, ma da cui non è nato nulla di utile? Erano i tempi in cui Ethiad era entrata nella compagine azionaria della ex compagnia di bandiera, affiancandone il gruppo Cai nella proprietà. Proveniente dal settore della navigazione commerciale, nell’entusiasmo dei buoni propositi iniziali Cassano si affrettò a dichiarare che nel 2017 Alitalia avrebbe ripreso a fare utili. Le trovate ancora online, quelle dichiarazioni. Per carità, possiamo sbagliare tutti. Risulta che Alitalia abbia chiuso il 2015 con 130 milioni di perdite che, per quanto paradossale potesse sembrare, erano un ottimo risultato rispetto alle stagioni precedenti, segnate da un rosso ben più profondo. Ma alla fine del 2015 Cassano era già un ex. A settembre di quello stesso anno, nove mesi dopo l’ingaggio, si dimise per “motivi personali”, una scelta rimasta misteriosa. Ebbe, come già detto, 2,4 milioni di buonuscita, perché evidentemente questo prevedeva il suo vantaggioso contratto. Oggi Alitalia rischia nuovamente il fallimento e migliaia di licenziamenti. Nel momento in cui lo Stato dispone nuovi investimenti di denaro pubblico per scongiurare il crack, un uomo della strada come me esige di sapere perché debba essere così sfacciatamente premiato un manager che non ha minimamente inciso nel destino di quest’azienda decotta, i cui conti seguitano a precipitare come certe carrette dei cieli. Se non si è in grado di fornire questa spiegazione, rassegniamoci e vedere crescere sempre di più l’antipolitica e la sfiducia della gente.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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