Il personaggio di oggi è William Shakespeare. Uno di cui, a parte le leggende sulla sua identità, sarà rimasto qualche povero osso. È normale oggi, pensare alla barbarie del passato e contestualizzare tutto in base al tempo che ci separa da quegli eccessi. È giusto valutare le cose, le azioni, i gusti, in base al contesto storico in cui si incarnarono. Cento anni fa era normale che le donne italiane non votassero. Settanta anni fa era normale che un marito potesse uccidere la moglie fedifraga e avere uno sconto di pena. Cinquanta anni fa non era pensabile evitare il servizio di leva dichiarandosi obiettori coscienza. Più si va indietro nel tempo e più è facile trovare cose per noi atroci o inconcepibili, e che invece risultavano normali per la gente di allora. Oggi leggevo dei migranti, per lo più siriani, che al confine tra Grecia e Macedonia hanno guadato un fiume alla ricerca disperata di un po’ di sicurezza. E oggi, proprio oggi, non si sa se sia più normale lo strazio e la solidarietà di chi vede in quei disperati dei fratelli, delle persone, degli esseri umani, oppure il cinismo e ferocia di chi vorrebbe vederli tutti affogati o dilaniati dalle bombe che hanno distrutto le loro città. Per questo il personaggio di oggi è William Shakespeare. Perché più di quattrocento anni fa, mentre attorno a lui erano normali tutta una serie di cose che per noi oggi sono barbarie, scriveva, nella parte del dramma Sir Thomas More a lui attribuita, rivolgendosi al pubblico inglese: “Immaginate di vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto”. E ancora scriveva: “Se il Re vi bandisse dall’Inghilterra dov’è che andreste?” E poi: “Vi piacerebbe allora trovare una nazione d’indole così barbara che, in un’esplosione di violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani, quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli stranieri. Questa è la vostra disumanità”. Per queste parole di quattro secoli fa, il personaggio di oggi è Sir William Shakespeare. Perché ci ricorda che “fatti non fummo a viver come bruti”, che non è detto che tutto sia progresso e che, coltivando la solidarietà e l’empatia, non facciamo altro che portare nel futuro una semenza antica che è in noi e che ancora non vuole morire.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design