Le scuole sono teatro di amori, loro malgrado. Trepidazioni e batticuori che si avvicendano nel corso degli anni scolastici. Turbamenti e ardori che a volte si concentrano nelle mura di un edificio e altre volte si disperdono.
Ma il loro non è un amore normale o almeno, se lo è stato, ora non lo è più. È iniziato con la spontaneità e l’innocenza di cuori ancora privi del certificato di agibilità. Si è nutrito di piccole e complici abitudini quotidiane: la sigaretta insieme prima della campanella d’ingresso, quei quindici minuti della ricreazione a fare scorta di baci, i messaggi whatsapp durante la lezione e tutte le consuete azioni che si accumulano e fluiscono in due cuori ancora sgombri da scorie. Perché il cuore funziona un po’ come un filtro, dove ogni cosa che ci passa dentro lascia residui, talvolta fino a intasarlo. I loro, invece, erano ancora liberi e capaci di lasciar sgorgare i sentimenti.
Ma poi qualcosa cambia, il tempo delle mele lascia spazio al tempo delle bombe a mano. – Quei pantaloni sono troppo aderenti, non lo capisci che ti si vede il culo??? – Lei sorride, non sa ancora se può usare quella gelosia come unità di misura del sentimento o se è la pipì di un cane che delimita il suo territorio. Fa sì con la testa e sorride, ma è un sorriso che non implica una presa di posizione. – Scusa, devo tornare in classe – e se ne va con passi rapidi dopo un abbraccio appena accennato.
Trascorrono altri giorni di sigarette, ricreazioni e scenate di gelosia. – Fai la stupida con lui, ho visto che in laboratorio eravate seduti vicini – – E’ solo un compagno di classe e le postazioni le decide il professore. – Lui comincia il suo controllo ossessivo. Spesso chiede di andare in bagno e si apposta fuori dall’aula di lei aspettando che quella porta si apra per poter sbirciare dentro e coglierla in fallo. – Sei una stronza, fai la civetta con tutti –
Lei smette di parlare coi compagni maschi e, se proprio deve, prima di farlo si guarda intorno. A volte le capita di pensare che farebbe meglio a essere quella che è, invece di conformarsi al mondo del ragazzo che crede di amare. Ma lo ama e se a lui dà fastidio, in fondo, è un piccolo sacrificio. Solo un po’ di misura. Non si accorge che quell’amore, che sembrava romantico e puro, pian piano sta cambiando il suo volto, per assumere le sembianze di un romanzo gotico.
– La vedete questa? E’ una puttana! Guardatela questa cagna. – urla a squarciagola nei corridoi della scuola. Lei gli aveva chiesto un po’ di respiro, tanto è bastato per farlo sbraitare davanti a tutti. Quel “no” a cui lui non è abituato, innesca una bomba a orologeria.
Da quel momento in poi, come in un climax ascendente, le azioni saranno sempre più scomposte, rabbiose e prepotenti. Poi le chiede scusa e lei lo perdona, perché in quei gesti ci vuol vedere l’amore, incapace di riconoscere il pericolo. La storia riprende e va avanti secondo un copione troppo uguale a se stesso per cambiare.
E sono loro i miei personaggi del giorno, perché non ho la possibilità di parlare con lei. Ma solo sperare che mi legga per dirle che la maniera migliore per far capire alle persone i loro errori è quella di non perdonarle. O anche perdonarle, sì, ma lasciarsele alle spalle. Per salvare se stessi.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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