Riace è un centro della provincia di Reggio Calabria di 1700 abitanti. Tutti lo hanno sentito nominare perché, nell’estate di 44 anni fa, un subacqueo romano trovò su un fondale due statue di bronzo. Non tutti sanno, invece, che la metà della popolazione residente di Riace è composta da immigrati, non perché qualcuno lo abbia imposto ma per deliberata scelta della comunità e della sua amministrazione. In questo modo, Riace sta sconfiggendo lo spopolamento (che, pensate un po’, esiste anche oltre la Sardegna). E non tutti sanno che il sindaco di Riace, l’indipendente Mimmo Lucano, è stato compreso dalla rivista Fortune nell’elenco dei 50 uomini più influenti del mondo per l’anno corrente. Attenzione alle parole: “influenti”, non “potenti”, una sottigliezza lessicale su cui torneremo. Mimmo Lucano, nel 1998, assisté da consigliere comunale allo sbarco sulle coste di Riace di centinaia di profughi curdi in fuga dalle persecuzioni. Erano gli anni in cui i migranti arrivavano dal vicino est, principalmente dalla diaspora balcanica: abbiamo quasi dimenticato gli albanesi e i kossovari, che le cronache di allora rappresentavano come terribile minaccia non meno degli africani che oggi varcano il Mediterraneo sui barconi. Abbiamo dimenticato quella sequenza di “Aprile” di Nanni Moretti con la carretta del mare abbandonata in un porto pugliese. Lucano è poi diventato sindaco di Riace e oggi è al suo terzo mandato. Rifiutava di considerare i migranti come cumuli di spazzatura malodorante, da sistemare in centri di accoglienza blindati e il più lontano possibile dall’uscio di casa. Oggi, per la gran parte degli amministratori, il problema migranti esiste solo quando questi disperati si presentano alle porte del paese: nella parcellizzazione estrema della nostra visione del mondo, ci riguarda solo quel che minaccia il nostro cortile, del resto non c’importa. Lucano vide nei migranti la sintesi tra spopolamento e umanitario dovere di accoglienza. Riace era un paese di forte emigrazione, zeppo di case vuote e ruderi cadenti, abitazioni abbandonate da famiglie che avevano lasciato il paese per trasferirsi in luoghi lontani. Lucano alzò il telefono e chiese ai proprietari la disponibilità per mettere a disposizione quelle mura per un’azione di integrazione degli immigrati. Non ebbe un solo no, dalle persone che aveva contattato. Forse perché quelle persone il calvario dell’essere migranti lo avevano marchiato sulla loro stessa pelle. Con i soldi per l’accoglienza, anziché alzare muri o costruire riserve blindate, a Riace sono nate in questi anni tutta una serie di attività – dall’artigianato alla raccolta differenziata – gestite da migranti, il tutto col favore della popolazione che questa integrazione l’ha vissuta felicemente. La prova provata è il fatto che Lucano sia stato confermato sindaco per altri due mandati. E questo spiega anche il perché Fortune lo abbia scelto tra i 50 uomini più influenti del mondo, che comprende anche Bergoglio, Obama e Bono Vox: il primo cittadino di Riace ha dimostrato che fare la faccia feroce non è l’unica strada possibile, si può essere popolari anche sposando politiche di accoglienza strutturate e coerenti. Lui ha continuato a tenere un profilo basso: poche interviste e una modestia comunicata persino dal suo modo dimesso di vestire, ma profonda convinzione nella sua idea di società aperta e multirazziale. Infine, tra Mimmo Lucano è Sardegnablogger c’è un sottile filo di condivisione e condivisioni. Nel luglio del 2015 scrissi un post (https://www.sardegnablogger.it/io-migrante-non-vi-devo-spiegazioni/) sul tema migrazioni che ebbe un certo successo di letture. Un anno dopo, consultando i dati di visualizzazioni, ci rendemmo conto che quel post era inspiegabilmente schizzato ad oltre 300 mila letture. La spiegazione in realtà c’era e la trovai qualche giorno dopo: era stato proprio Mimmo Lucano a condividere quel post di Sardegnablogger, facendolo rimbalzare sulle bacheche di migliaia di persone. Se ve lo sto dicendo che è tra i cinquanta uomini più influenti al mondo!
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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