Il rhynchophorus ferrugineus, conosciuto volgarmente come punteruolo rosso, è un insetto micidiale. Attacca le palme e le distrugge completamente. Le larve, con il loro rostro, scavano il legno interno interrompendo le funzioni vitali della pianta. Nonostante la scienza cerchi in tutti i modi combatterlo, esso appare invincibile. Il danno economico, per le piante che ornano le nostre città, è enorme. Quando il punteruolo parte non fa prigionieri. Distrugge tutte le palme senza lasciarne viva una nel raggio di chilometri, a causa di una capacità di propagazione e di proliferazione mostruosa. Siccome la natura non fa nulla per caso, mi sono domandato da cosa derivi questo strano comportamento “etologico”, quale meccanismo evolutivo può consentire ad una specie di distruggere completamente la fonte del proprio nutrimento. E’ come se i leoni uccidessero tutte le gazzelle e gli gnu: morirebbero di fame. Eppure il punteruolo si comporta così. Una cosa contro natura, spiegabile, però, con l’artificialità del nostro habitat. Il punteruolo si evolve, infatti, come nemico naturale della palma da cocco, la quale ha una particolare forma di propagazione, legata agli arcipelaghi e alle isolette del Pacifico. Infatti le noci di cocco vengono trasportate dalle onde da una isoletta all’altra, resistendo tra i flutti per diversi mesi. Colonizzano perciò le isolette con popolamenti che, partendo dalla spiaggia, si insinuano all’interno. Il punteruolo è stato costretto ad adeguarsi all’habitat della palma da cocco, sviluppando così anch’esso una grande capacità di proliferazione per potersi spostare da un’isola ad un’altra. Ma in quell’habitat frammentato e diviso la capacità rigeneratrice della natura consente un equilibrio; le isolette, infatti, in breve tempo, rigenerano il proprio popolamento di palme una volta che il punteruolo è stato costretto ad emigrare per assenza di cibo. I primi squilibri si sono avuti con la coltivazione della palma da cocco e delle altre palme industriali. Da lì il punteruolo, non trovando più ostacoli naturali alla propria propagazione, ha iniziato la sua diffusione nel mondo, causata, dal trasporto di esemplari di palma infetti in giro per il mondo. Dove non arriva la natura, ci pensa l’uomo. Il punteruolo rosso, dunque, è una specie di super insetto che si è evoluto in condizioni ecologiche che lo hanno portato, per la propria sopravvivenza, a sviluppare queste caratteristiche che, per le palme che arredano le nostre città e i nostri giardini, sono mortali. L’unica arma sarebbe quella che si definisce come biologica, ma al momento non si conoscono specie animali in grado di contrastare la diffusione del coleottero, eccetto una. L’uomo. Gli Iatmul, popolazione della Papua Nuova Guinea, come ormai altre popolazioni del pianeta, si nutrono abbondantemente delle larve dell’insetto, considerate una prelibatezza. Ricchissime di proteine, ferro e zinco, peraltro. Nel frattempo che la scienza trovi una soluzione, si potrebbe provare con qualche nuova ricetta rustica a base di crema di insetto all’aroma di cocco. Magari funziona.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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