Ho fotografato mio figlio mentre entrava al liceo, per la sua prima giornata di scuola da studente delle superiori. Noi genitori siamo stati accolti dalla professoressa di matematica, Giulia, che fu anche mia docente quando, trent’anni fa, fui io a varcare la stessa porta di quello stesso istituto (non dello stesso stabile: nella nuova scuola ci trasferirono al terzo anno, prima stavamo in un vecchio appartamento in centro).
Io e la professoressa Giulia ci siamo abbracciati, spontaneamente, e in quell’abbraccio c’era un incoraggiarsi vicendevole di fronte al tempo che passa e ci rimpicciolisce. Io non ho una foto del mio primo giorno al liceo, però l’ansia di quella mattinata ha lasciato delle immagini nella mia mente. Una fila di blocchetti di cemento su cui ci sedevamo, nel cantiere di fronte alla scuola, in attesa della campanella. C’è sempre qualcosa di magico e spaventoso nel primo giorno di scuola.
Ieri stavo accompagnando mia mamma all’ospedale per una visita, l’auto risaliva le rampe per la circonvallazione che gira attorno ad Olbia e si congiunge con la 131. Mamma mi stava raccontando una storia. Parlava del suo fratello morto giovane, di quando si iscrisse alla scuola alberghiera di Arzachena. Lui, il fratello, stava in uno stazzo in mezzo alla Gallura, aveva 14 anni ed era appena uscito dall’Avviamento, la scuola media di allora. Venne allo stazzo il sindaco del paese, proprio il sindaco. Si chiamava Giorgio. Spiegò che dalla Costa Smeralda erano arrivati dei fonogrammi in Comune, c’era scritto che stava aprendo una scuola professionale del turismo e per chi volesse imparare un lavoro non era occasione da perdere. Lui, il sindaco, andava casa per casa, dove sapeva ci fossero dei ragazzi intenzionati a studiare, per illustrare la grande opportunità. Il bello era che la scuola pagava vitto e alloggio, i ragazzi dovevano solo studiare e i genitori solo preoccuparsi che studiassero.
Zietto Pietro era entusiasta, nonno e nonna ci pensarono un po’ poi acconsentirono. Si iscrisse a scuola e tornava di rado nei fine settimana, perché di mezzi pubblici che lo potessero riportare a casa non ce n’erano. Una volta si ruppe un polso, cadendo non si sa come. Era il polso destro e zietto Pietro non poteva neppure scrivere. Da scuola volevano avvertire a casa, ma nello stazzo dei miei nonni il telefono non c’era e nessuno aveva l’auto. La notizia arrivò ad un conoscente, che si precipitò a casa per riferirla a mamma. Solo che questo conoscente era balbuziente, mamma non ci capì nulla e, per farla breve, zietto tornò a casa settimane dopo, quando ormai l’infortunio se l’era dimenticato. Mamma ricordava alcuni compagni di scuola di zietto Pietro del primo anno e mi ha parlato di Tomaso, poi diventato architetto. Io non avevo mai sentito quel nome e non sapevo chi fosse Tomaso. Ieri pomeriggio sono capitato in un bar di Olbia con due amici. Uno dei due, a sua volta, ha invitato un suo amico, che però io non conoscevo. Ci siamo presentati. “Piacere, sono Francesco, faccio il giornalista”. “Piacere, sono Tomaso, faccio l’architetto”. Era proprio la persona di cui mamma mi aveva parlato la mattina. Vabbè, poi abbiamo scoperto che in realtà a studiare alla scuola alberghiera era stato il fratello dell’architetto e non lui. MA restava una coincidenza incredibile. Perciò continuo a pensare che il primo giorno di scuola abbia qualcosa di magico e spaventoso.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
Una modesta proposta (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.708 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design