E se il personaggio del giorno è Pietro Soddu, che cosa c’entra questa roba che illustra l’articolo? Calma, ve lo dico subito. E’ un disegno di Fisanotti tratto da una vecchia edizione italiana (Paravia, 1948) delle “Novelle Fantastiche” di Hans Christian Andersen. Sapete, colleziono cose così e ogni tanto mi levo la soddisfazione di farlo sapere in giro. La novella in questione è “I vestiti nuovi dell’imperatore”. Ricordate? E’ quella dell’imperatore che circolava nudo per la città convinto di indossare abiti regali. E nessuno tra i cortigiani e i popolani osava dirglielo, sino a che l’urlo di un bambino, “Il re è nudo!”, non rese concreta una verità che era sotto gli occhi di tutti. Ecco, l’intervista concessa da Pietro Soddu ad Alessandra Carta di Sardinia Post mi sembra abbia lo stesso effetto catartico di quell’urlo innocente della favola di Andersen. Io adesso non voglio fare lo spiritoso paragonando Pietro Soddu, che ha 87 anni, ed è uno dei più intelligenti, colti e scafati politici italiani, a un bambino che ingenuamente rivela ciò che tutti facevano finta di non vedere. Ma leggendone alcuni passi mi viene da pensare che l’indifferenza dell’infanzia verso l’ipocrisia alla fine si ricongiunga a quella della vecchiaia. Chi deve ancora percorrere tutta la vita probabilmente ha molti tratti in comune con chi ne ha già percorso intensamente una grande parte. E uno di questi è probabilmente il fatto di fregarsene delle convenienze. Uno dei passi riguarda lo stesso Soru. Ora di Soru tutti parlano da un po’ di giorni in un modo che mi ricorda “La quercia caduta” di Pascoli: “Ognuno loda, ognuno taglia. A sera/ognuno col suo grave fascio va”. Soddu, invece, con tutta la dirompente verità del bambino di Andersen, non fa legna. E dice: “Soru ha fatto tante cose: alcune condivise e condivisibili, altre meno. Ma si sentiva che aveva voglia di progresso, di cambiamento. Si sentiva che stava portando la Sardegna verso una nuova autonomia più forte”. Insomma, parlarne così in un momento in cui chi pratica la politica prende da Soru alcuni palmi di distanza, significa essere incoscienti. O coraggiosi. Chissà. E poi l’altro giudizio, semplice semplice, verso il partito che bene o male è attualmente padrone della Sardegna: “Il Pd sardo si stava alimentando di solo potere già prima della condanna di Soru”. Chi tra quelli che sanno leggere e scrivere non pensava la stessa cosa? Ma quanti l’hanno detta senza tanti giri di parole? E anche quando l’intervistatrice gli chiede di parlare dei padroni del partito, Soddu ripete che il re è nudo. Domanda: “Tolto Soru, tra i big restano su tutti Antonello Cabras, Paolo Fadda, Silvio Lai e Giacomo Spissu: adesso che va scelto il nuovo segretario, dà loro un consiglio?” Risposta: “Ad alcuni ho già consigliato di ritirarsi dalla vita politica attiva. Dovrebbe farlo soprattutto Cabras, visto l’importante ruolo che ricopre nella Fondazione Sardegna , di cui è presidente: meno si compromette, meglio è. Agli altri dico di accettare che il tempo passa per tutti”. La Fondazione di Sardegna, per intenderci, è il nuovo nome della Fondazione Banco di Sardegna. E infine il Pigliaru. La scomparsa dalle scene di Soru potrebbe favorire una leadership più completa del presidente della Regione. “Ma solo se lo stesso governatore avesse la voglia. Io però ho l’impressione che a lui questo ruolo non interessi. Del resto non lo sta esercitando. Non ha scelto finora di essere una guida morale e politica. E’ molto più riparato, riservato”. Insomma, imperatori di Sardegna, se vi salta in testa di uscire per la strada senza vestiti, badate che tra la folla non ci sia Pietro Soddu. Perché lui ve lo dirà che siete nudi.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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