Alla mia destra, nella foto, Pietro Lai. Sessantadue anni, cinquantacinque vissuti da emigrante a Torino, cinquantasei chili di peso, nativo di Ardara. È tornato in Sardegna con una bici assistita e molto accessoriata: lui, in sella a quella, ci vive. Pedala ogni giorno per un centinaio di chilometri, orientandosi con vecchie cartine perché non possiede un gps, improvvisando gli spostamenti e dormendo ogni notte in un posto diverso, dove capita: panchine, parchi, stazioni, chiese, fienili. “Mai che qualcuno mi abbia creato problemi. La gente mi offre spesso ospitalità, da mangiare, parole di incoraggiamento e ammirazione”. A volte monta la tenda e la installa nel giardino di qualche palazzo, dal quale però sloggia all’alba, quando non è certo di essere ospite gradito. Non ha una lavatrice e da dieci anni lava tutto il suo vestiario usando solo del sapone. Il suo vestiario sta nelle borse che pendono dalla bici. Si fa bastare i mille euro scarsi di pensione. Non ricorda l’ultima volta che ha visto la televisione o ha sentito un programma alla radio. “L’altro giorno ho pedalato di notte sulla Bosa-Alghero e ho visto l’alba, il primo sole illuminare il mare”. Ride sempre. Parla continuamente per raccontare le mille immagini della sua vita in movimento. È un uomo felice.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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