Eurispes e Caritas confermano la tendenza che ormai da qualche anno sta rendendo sempre più poveri i piccoli imprenditori. Che piccoli in realtà non sono.
Palermo il 16 maggio, è stata l’occasione per raccontare il rapporto Eurispes 2017. Già presentato a Roma a inizio anno, la tappa di Palermo è stata importante perché non solo ha descritto un’Italia ancora divisa tra Nord e Sud, per qualità di servizi, situazione economica e disoccupazione, ma ha spiegato come Sicilia e Sardegna risultino essere le regioni più critiche. La tendenza degli ultimi anni, raccontata anche dalla Caritas è quella dell’impoverimento del ceto medio Non più solo disoccupati e pensionati, ma anche persone che una propria attività ce l’hanno, ad esempio partite IVA, piccoli imprenditori e commercianti. Le partite IVA le conosco, ci sono stata dentro e quindi non ne parlo sia mai che mi si accusi di conflitto di interesse. Quello che sento, ascolto, vivo indirettamente, sono le difficoltà degli altri due. Il negozietto sotto casa, penso in particolare al commercio alimentare, che prima è stato soppiantato dai supermercati, poi si è reinventato perché in effetti aveva poco senso vendere prodotti industriali che risultavano “più cari”. Così ha puntato sulla qualità. Facendo rete, il commerciante di quartiere si è specializzato nella vendita di vere e proprie leccornìe. Continuando a leggiucchiare il rapporto Eurispes, viene fuori che in Italia si fa più attenzione a quello che mangia, quindi il negozietto farà affaroni? Gneeee – sbagliato! Tra le varie risposte, il 66,9% non acquista marche alimentari sconosciute. Ma come, signori miei… ah no quello è un altro. Dicevo, come si può evitare piccoli produttori che seppure sconosciuti, lavorano e si ingegnano per fornirci una qualità migliore? Ecco spiegato perché nonostante ci si reputi consumatore informato, l’italiano continui ad acquistare nella GDO e i piccoli continuino ad annaspare. E si ritiene un utente informato quello che evita l’olio di palma (59,9%) magari preferendo il burro (ci sarebbe da aprire un dibattito sul burro per affioramento che consumiamo, consiglio di leggere qui centrifugato Vs affioramento), ma non entriamo in discorsi alimentari che scatta la guerra tra fazioni che manco coi vaccini. Permettetemi invece di raccontarvi un episodio accadutomi un mesetto fa, proprio a proposito di piccoli commercianti e piccoli imprenditori, che piccoli poi non sono e vi spiego perché.
Ormai da dieci anni compro carne, salumi e formaggi in una macelleria vicino casa e conosco bene le signore che ci lavorano. Mentre aspetto i miei tomini, la signora mi chiede qualche minuto per finire un’operazione che ha iniziato e me la racconta: sta affettando una salsiccia prodotta da un’azienda sarda che ha ricevuto diversi riconoscimenti perché priva di additivi chimici. Per preservare la carne da batteri vari, hanno ideato un mix di spezie la cui formula è stata studiata per anni. Il racconto però non è sull’insaccato bensì sulla cliente a cui sta facendo il favore di tagliare a fette sottilissime e dividere in piccole porzioni sottovuoto, il salume. Ebbene la cliente ha un figlio autistico che rifiuta qualsiasi altro cibo per merenda, solo salsiccia! Così le è stata proposta questa che perlomeno, anche se mangiata in una certa quantità, non ha nitrati vari. La mamma è pero comprensibilmente, una persona molto impegnata e troverebbe difficoltà anche solo a stare ad affettare per preparare un panino al figlio, così la signora che sta al bancone, si è offerta di farlo lei.
Ora è vero, magari nel nostro negozietto di fiducia si spende un po’ di più, però penso che non paghi solo una miglior qualità, ma un’impagabile umanità.
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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