Il personaggio di oggi è Pepe Mujica, l’ex presidente dell’Uruguay. Mujica è diventato una star di Facebook alla pari di Hollande, di Putin e della buonanima di Sandro Pertini. Con una differenza: le frasi attribuite a Mujica sono per lo più vere. Questo vecchietto dalla faccia simpatica, sostenitore praticante di ideali di sobrietà, è diventato icona di ogni buonista (me compreso), di ogni persona sinceramente di sinistra, di ogni avversario del sistema finanziario globale e delle sue ramificazioni locali. Ad ascoltare l’intervista rilasciata in questi giorni a Repubblica però, c’è da mettersi a riflettere. Mujica dichiara di non avercela con la globalizzazione, innanzitutto, che sarebbe un fenomeno corrispondente a un certo grado dell’evoluzione umana. Semmai il problema è la globalizzazione delle transazioni senza quella dei diritti, e anche il pensare alla globalizzazione e alle sue opportunità in quanto individui, al massimo in quanto Stati, ma non come Specie Umana. Inoltre dichiara che correre dietro il denaro è una malattia mentale. Certo, lui parla soprattutto di chi denaro ne ha molto e non riesce a non lavorare per aumentarlo, ma anche di chi accetta implicitamente l’accumulo di ricchezza come un valore, come un obiettivo valido. Infine, a giudicare dalla vita frugale che ha condotto, rinunciando al 90% del suo stipendio quando era Presidente, c’è da entrare in crisi. Io non sarei capace di prendere solo mille euro se mi proponessero un lavoro e uno stipendio da 10.000, non so voi.
Credo che la strada indicata da Mujica aiuti a capire perché il comunismo europeo occidentale e in particolare quello italiano è diventato, prima di scomparire, la caricatura di sé stesso, rappresentato per anni da personaggi come D’Alema e Bertinotti: fautore dei bombardamenti alla Serbia e della restituzione ai Turchi di Abdullah Ocalan, il primo, fan di Comunione e Liberazione il secondo (due Giovanni Lindo Ferretti meno sciupati, diciamo). Dicevo, credo che Mujica, col suo messaggio, aiuti a capire di cosa è morto quell’ideale di equità che era il sogno comunista: è morto perché ci siamo illusi di combattere il capitalismo mentre inseguivamo il suo stesso ideale: il consumismo. Quello che ci differenziava dal capitalismo, la parte nobile dell’idea, l’equità, se non proprio l’uguaglianza nella distribuzione della ricchezza, cozzava in realtà con una concezione della ricchezza, troppo simile a quella del capitalismo occidentale; certo, ricchezza come condizione a cui tendere dopo adeguata disciplina in merito alla sua produzione e alla proprietà dei mezzi per produrla, ma pur sempre ricchezza declinata, alla fine, sul piano materiale e individuale. Forse quello che è mancato e ancora manca alla sinistra, specie a quella salottiera, è invece una concezione della ricchezza collegata al concetto di risorsa limitata e di sistema naturale all’interno del quale è possibile disporne. Mi sembra che questo sia un vulnus antico, incastonato addirittura nel pensiero hegeliano e di conseguenza nella visione marxiana della storia che da esso è scaturita: la storia, e il mondo, pensati secondo una prospettiva lineare e progressiva proiettata, all’infinito, nel futuro, lontana dall’idea di ciclo naturale e di rete ecologica interdipendente. Un materialismo molto ricco di spiritualità, diciamo, e poco in armonia con i vincoli che regolano il funzionamento della biosfera. Tre temi su cui la sinistra balbetta: migrazioni, crisi ecologica e disparità generazionale, hanno a che fare con questa concezione della ricchezza di stampo ottocentsco. Mi sembra che Mujica indichi questa strada, quando definisce una malattia mentale la corsa ad accumulare ricchezze e l’incapacità di accontentarsi e godere della vita. Utopia? Forse. E sarebbe proprio quello che è mancato alla sinistra a un certo punto, quando ha smesso di sognare in grande, forse perché si era stancata di fare sempre lo stesso sogno, non aveva più spinta per inventarsene di nuovi, e ha iniziato a voler competere col capitalismo sul suo stesso terreno.
La domanda a questo punto è: ma se arrivasse un Mujica italiano e si proponesse di sostituire Renzi come alternativa a Grillo, che ne sarebbe di lui?
Io temo che verrebbe trattato alla stregua di un qualunque Frate Cionfoli.
Se non ve lo ricordate, fate un giro su YouTube.
Amen.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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