“Ogni popolo ha i politici che merita”. Non so chi l’abbia detto, ma l’ho sempre trovato molto vero. Così come trovo sempre più insopportabili i luoghi comuni sulla politica intesa come parte peggiore della società: la politica è espressione della società, semplicemente. Per questo ho deciso di pubblicare un messaggio privato che ho ricevuto nei giorni scorsi, proprio mentre sulla mia bacheca Facebook si dibatteva di politica e percezione che di essa abbiamo. L’ho depurato dalle parti che avrebbero reso riconoscibile il mittente ma, per il resto, ve lo propongo integralmente. È, secondo me, sintomatico del rapporto profondamente individuale, per non dire egoistico, che connette comunità e istituzioni. Nel messaggio c’è il raffronto tra le campagne elettorali del 1993 e del 2002 nell’esperienza di un’amministratore comunale di un piccolo centro della Sardegna.
“Ciao Francesco Bello il post sugli amministratori (…) Scindere il politico dalla persona è nella mente di pochissime persone, soprattutto nei piccoli paesi è ancora peggio. Ho fatto “politica” attiva paesana dall’ 85 al 2002 (…..) Lì, io, mi sono accorto la linea di demarcazione fra la politica “vecchia” e la nuova. E ti faccio un esempio. Campagna elettorale del 1993 (anno in cui venni eletto): naturalmente si faceva il porta a porta, entravi nelle case, ti facevano entrare ed esponevi il tuo programma, opere pubbliche, piani di lottizzazione, commercio, 167, Iacp, insomma era una chiacchierata a volte proficua altre no. Campagna elettorale del 2002 Entravi nelle case,sempre, la cordialità all’ingresso non è mai mancata, iniziavi ad esporre le tue idee….subito ti interrompevano! Ed iniziavano le domande Se ti voto a me cosa entra? Sai perche’ io ho 5000 mq di terreno agricolo e voglio farmi casa ed il comune non me la fa fare, perché dicono ci vogliano 10000 mq. Seconda domanda: se mi assumete ai cantieri di lavoro vi voto. Terza domanda: per il carnevale quanto avete intenzione di spendere Quarta domanda: mio figlio si e appena laureato e vuole entrare in comune”.
Da questo ricavo il Personaggio del giorno di oggi: i partiti. Di cui, personalmente, ho sempre più nostalgia, perché non trovo altri antidoti a portata di mano contro populismi, antipolitica dilagante e fascismi striscianti. I partiti non furono solo i democristiani forchettoni e i socialisti di “Bottino Craxi” o del papa “Pio tutto”, per citare alcuni calembour in voga negli anni novanta. I partiti non furono solo un covo di corrotti, ma furono anche contenitori di democrazia, di dibattito, una palestra attraverso cui emergevano gli elementi più capaci. Tutto questo accadeva prima che si passasse alla scelta del politico attraverso casting televisivo, imponendolo poi alla gente per editto del padrone del partito. Battezziamoli magari in altro modo, se il nome “partito” suona brutto, ma ci serve come il pane uno strumento che ci permetta di rimettere in comunicazione la gente e la politica, intesa come bene comune, di uscire dal virtuale togliendo praterie al tumore galoppante del “sono tutti uguali, rubano tutti, facciamo la rivoluzione”. Se solo ci dicessero come e contro chi dobbiamo farla questa rivoluzione e cosa ci sarà, dopo questa rivoluzione. Servono idee, partecipazione, non solo furore cieco. “La seconda Repubblica ha i difetti della prima senza averne i pregi”. Questa sentenza la pronunciò Indro Montanelli. E credo avesse ragione.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design