“Buongiorno, mi chiamo Marino Peiretti e sono il papà di Mattia. Vorrei informarvi che come ogni anno, mio figlio non ha svolto i compiti estivi.”
Avrei dovuto fermarmi lì e non procedere oltre nella lettura. E invece, stupidamente, ho continuato a scorrere con gli occhi quella baraonda di sciocchezze che un perfetto sconosciuto prima della stesura, ma balzato alla notorietà dopo, ha messo nero su bianco affinché fossero divulgate in rete.
Ormai non mi stupiscono più le letterine anticompiti che a giugno arrivano puntuali come la morte, ma non mi aspettavo che a settembre avrebbe fatto capolino un “noi delle vostre regole ce ne fottiamo!” urlato con pancia in dentro e petto in fuori da un papà che, strumentalizzando il figlio, lancia nel web un rigurgito di sterile ribellione.
Il signore in questione ha cercato un binario agevole e ha fatto partire una locomotiva, che rimorchiava vagoni carichi di stupidaggini, diretta più ai lobi cerebrali di migliaia di internauti che ai docenti del figlio.
– Eccone un altro in cerca di popolarità – mi sono detta man mano che scorrevo le righe della patetica letterina zeppa di antipedagogia, antididattica, antieducazione. Antitutto.
E non discuto quel dissenso, che è pur sempre un punto di vista dilettante, condivisibile o meno, ma che andava espresso sottovoce come parere personale, in privato, in altri luoghi, ad altri destinatari e soprattutto con altri toni.
Perché tu, genitore, puoi concordare sull’assegnazione di compiti estivi o anche disapprovare, ma se i docenti stabiliscono che tuo figlio debba svolgere delle attività extrascolatiche, gliele fai fare: è così che s’insegna l’ottemperanza. Fronteggiare la scuola come fosse un nemico dal quale difendersi significa farla fallire nel suo ruolo educativo. Sottrarre a tuo figlio le esperienze che si configurano come doveri sganghera quel percorso di corresponsabilità scuola/famiglia che il ragazzino deve esplorare.
Nella letterina ti dispensi un’autoassoluzione, orgogliosamente travestita da contestazione, per quella trasgressione delle regole di una piccola collettività scolastica e la fai diventare un manifesto di anticonformismo: la libertà di fottersene bellamente delle norme che il gruppo, invece, segue e rispetta. Insegni a tuo figlio che non serve osservare le prescrizioni ma, anzi, se queste intralciano i tuoi programmi puoi dimenticarle, assurgendo la tua negligenza a virtù.
Non hai forse considerato che innalzandoti a paladino dei rivoluzionari l’unico traguardo che puoi tagliare è quello di screditare, agli occhi di tuo figlio, il ruolo dell’istruzione.
Bada bene, non ti si chiede rassegnata sottomissione a una didattica che non condividi e nemmeno una violenza alle tue idee, ma il rispetto dei ruoli e delle competenze. Quello sì. Perché, dopo l’invasione delle cavallette, una delle sette piaghe dell’umanità è il genitore a digiuno di didattica che vuole sostituirsi ai docenti.
“Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere”.
Eh no, Martino Peiretti, la scuola non funziona così!
Perché se ti ergi a guerriero della pedagogia devi sapere che scuola e famiglia, configurandosi come le due maggiori agenzie educative, non lavorano a compartimenti stagni. Non è che la prima si muova esclusivamente nel perimetro del “leggere, scrivere e far di conto” e alla seconda competano crostate alla frutta, abbracci e corse in bicicletta. A scuola esistono obiettivi educativi e obiettivi didattici. A casa esistono doveri, mansioni e obblighi. Scindere un anno in 9 mesi di nozioni e 3 di vita vera significa confondere le barriere soggettive con la realtà, facendo dei propri confini mentali la natura del mondo.
… poi termini la missiva ribadendo la tua convinzione sul fatto che i compiti estivi siano deleteri.
Sai cosa credo sia deleterio, invece? Quelli come te che, purtroppo, vogliono moltiplicarsi in creature simili a se stesse. Creature che poi io mi ritrovo in classe, col papà che le aspetta all’uscita. Parcheggiato in doppia fila, perché lì c’è più vita.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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