Stamattina, mentre ascoltavo un programma alla radio, gli speaker hanno letto un messaggio inviato da un ascoltatore residente in Vaticano. Diceva che loro, tra le mura sante, sapevano già da giorni che Donald Trump avrebbe vinto e che i sondaggi, anche stavolta, avrebbero rovinosamente toppato. Come facevano? Perché in Vaticano erano arrivati univoci report dalle diocesi americane, che a loro volta li raccoglievano di parrocchia in parrocchia: una schiacciante maggioranza, tra coloro che frequentano le chiese, annunciava il sostegno al miliardario platinato. Che le cose stiano così o meno, l’esito delle elezioni americane si presta anche ad un’altra lettura, di respiro mondiale: la sconfitta di Papa Francesco, battuto nello scontro diretto dal nuovo presidente americano. Bergoglio aveva espresso giudizi caustici contro Trump, quando la sua corsa verso la Casa Bianca era iniziata, di fatto scomunicandolo. “Non è cristiano”, lo liquidò il pontefice, giudizio cui l’interessato replicò giudicando a sua volta “vergognoso” l’atteggiamento del Papa. Negli Stati Uniti, i cattolici sono un quarto della popolazione totale, circa 80 milioni di fedeli divisi tra 18 mila parrocchie. Una rappresentanza molto forte, che si credeva ulteriormente compattata dall’appeal mediatico del nuovo capo mondiale della Chiesa, nonostante i recenti scandali sessuali che hanno visto coinvolto il mondo ecclesiastico. Invece, l’apertura ecumenica del Papa alla comprensione e al rispetto umano sono stati demoliti dai muri di Donald Trump. Credo si tratti di un dato significativo, probabilmente anche riguardo all’autorevolezza “politica” che il mondo cattolico riconosce a Bergoglio. Che questa interpretazione sia fondata o meno, il dato di fatto è che l’anatema del Papa non ha fermato l’ascesa al potere di un palazzinaro violento e razzista.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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