Lui si chiamava Paolo. Cioè, non si chiamava Paolo. E’ il nome che gli hanno affibbiato i giornali per cercare di salvaguardare, con un ultimo sussulto di riservatezza, quel po’ di dignità che gli è dovuta.
Paolo aveva un padre, un criminale, al quale è stato sottratto per proteggere quel bambino di 8 anni. Una breve sosta in un orfanotrofio e poi viene consegnato alle amorevoli braccia di due professionisti baresi. Una famiglia per bene, tradizionale e benestante. Di quelle che sarebbero piaciute anche alle sentinelle in piedi e alla Meloni. Ma l’adolescenza è bastarda per tutti, genitori e figli. Sfide e determinazione del potere, ricatti morali, braccio di ferro e vediamo chi comanda. – Voglio studiare le lingue – – No, tu vai al liceo –
Si iscrive al liceo. Le indagini in corso parlano di conflitti che si fanno più aspri, Paolo scappa di casa, mostra a qualche amico le foto delle percosse che riceve, i messaggi audio dei genitori adottivi che si rammaricano per averlo scelto tra i numerosi bimbi da adottare.
Forse inizia a immaginare la morte in maniera positiva. Forse quella signora con la falce non gli fa più paura. Forse è un’amica che dà conforto e sollievo ponendo fine alle operazioni belliche giornaliere.
Ma Paolo ama. E allora quell’amica con la falce può aspettare… No, non può aspettare: Paolo ama un ragazzo.
Cosa che, in quel quotidiano di scontri, apre un ulteriore squarcio. I genitori sembrano non accettare la sua omosessualità. Gli amici riferiscono di sadiche angherie: la paghetta settimanale che si riduce a 1 euro, una tavola apparecchiata senza il suo coperto, una lavatrice che non ospita più il suo bucato.
Qualcuno parla di episodi di bullismo a scuola. In classe o a casa, che differenza fa?
L’idea della signora con la falce torna a farsi più agguerrita nei suoi pensieri, comincia a farlo oscillare fra la voglia di vivere e quella di morire, lui rimbalza fra disperazione e speranza, con quel parossismo che solo gli adolescenti dilaniati dal dolore conoscono.
Una manciata di messaggi a notte fonda: «Cucciolo Ti amo Perdonami Ti amo». «<Ti amooo. Perdonami? Per cosa?».
C’è un treno che passa, il Frecciabianca diretto alla stazione di Bari e Paolo ci si butta sotto. Scegliendo l’unica cosa che gli era concessa: il momento della sua morte.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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