L’Italia è un paese di santi, poeti, navigatori e allenatori. L’ultima categoria, testé aggiunta alla lista, va riferita non solo a quelli veri ma anche ai milioni che praticano quotidianamente davanti ai teleschermi oppure al tavolino del bar col quotidiano sportivo in bella vista.
I galloni di personaggio del giorno li affibbiamo dunque a Massimiliano Allegri, toscano di Livorno, artefice del quinto scudetto di fila della sua Juventus. Una vera impresa, considerato l’avvio di torneo, decisamente disarmante, dei bianconeri. Ma il personaggio è imprevedibile, come si cominciò a intuire quando, a 24 anni, colto da improvvisa illuminazione, lasciò la promessa sposa a due giorni dalle nozze.
Sull’impetuosa rimonta di Allegri e dei suoi giocatori non avrebbero scommesso un fico secco nemmeno i più sfegatati fans della Vecchia Signora. Eppure, nella carriera del livornese, qualche segnale lo si trova. Ad esempio le cinque sconfitte consecutive all’esordio sulla panchina del Cagliari, nel 2008, poi riscattate da una serie di prestazioni positive che portarono i rossoblu dalle parti dell’alta classifica e che gli valsero la “Panchina d’oro”.
Per lui, nato e cresciuto nella rossa Livorno in una famiglia operaia, padre scaricatore di porto e madre infermiera, soprannominato “Acciuga” per via del fisico, non deve essere stato facile trovarsi alla corte degli Agnelli. E soprattutto succedere a uno juventino doc come Antonio Conte. Alla lunga, ha vinto lui. “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” è una massima che non tramonta mai e vale a ogni latitudine, per citare un altro illustre predecessore di Allegri sulla panchina bianconera, il vecchio Trap, Eppure, spesso, ce la scordiamo. I conti si fanno sempre alla fine. Anche nel calcio.
La stagione dei miracoli, comunque, potrebbe non essere finita. Abbiamo un altro allenatore italico a un passo dalla storia: Claudio Ranieri, con il suo Leicester, è a cinque punti dalla vittoria della Premier League inglese. Ma per lui, Allegri perdonerà, farei un eccezione, iscrivendolo d’ufficio nella categoria dei santi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design