Mariana Gonzalez-Gomez è una battagliera trentenne spagnola. Con suo marito, l’italiano Nicola Turri, avevano provato senza successo ad avere un bambino. Lui, dopo essersi ammalato di leucemia, è morto il 9 luglio dello scorso anno, lasciando un flacone di sperma congelato in un ospedale di Parigi, dove la coppia viveva.
Mariana ha 30 anni e pochi giorni di tempo per realizzare il suo sogno: avere un figlio da Nicola. Se solo il flacone potesse essere spedito da Parigi a Madrid. Perché in Francia non hanno ancora deciso se si può fare, in Spagna si. E lei attende che qualcosa accada entro il 10 luglio. Perché quel giorno segnerà un anno dalla scomparsa di Niocola, cioè il termine fissato dalla legge spagnola per consentire l’inseminazione post-mortem.
Mariana ci sta provando e forse ci riuscirà. Il primo tribunale amministrativo alla quale si era rivolta, in Francia, le aveva risposto di no. Ma oggi il Consiglio di Stato di Parigi ha detto di essere d’accordo per l’esportazione dello sperma, pur essendo l’inseminazione post-mortem contraria alle leggi del paese. Quanto al legittimo proprietario dello sperma, aveva lasciato nel testamento la volontà di procedere con l’inseminazione post-mortem.
Penso che, in fondo, se fosse rimasta incinta il giorno prima che suo marito morisse, Mariana non avrebbe avuto bisogno di chiedere niente a nessuno. Forse i francesi hanno capito che non sempre le leggi contemplano le sfumature. Tutto sommato, spedire una boccetta di sperma congelato dove lo si può utilizzare consente ai francesi di non uscire dal solco della legalità, lasciando a Mariana Gonzalez-Gomez un’ultima possibilità di continuare a vedere in altri occhi la persona che ha amato.
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