Dice che la stragrande maggioranza di quelli che seguono Facebook e Twitter è fatta di giovani o di giovanissimi. E siccome questo articolo verrà letto soprattutto grazie a un link pubblicato su questi social, penso che mi verrà un po’ male fare capire a tutti perché per me il personaggio di oggi è Maria Elena Boschi. Il fatto è che ci sono due categorie di persone che dicono “Basta con questa storia del fascismo e dell’antifascismo!”: i fascisti e quelli che non conoscono gli immani rischi del fascismo. E tra questi ultimi pare che i giovani siano moltissimi. I fascisti fingono di credere che il fascismo sia soltanto una cosa cominciata nel 1922 e finita nel 1945, mentre sanno benissimo che esiste una categoria politica che iniziò prima di quel percorso storico e che ancora non è finita, che si chiama fascismo. Ed è fatta di violenza, razzismo, intolleranza, paura rabbiosa delle diversità, opposizione al progresso sociale, ignoranza, classismo e insieme negazione dell’esistenza di classi sociali e di mille altre componenti che potete vedere spalmate nei vari gruppi della destra europea e sempre più evidenti e baldanzose in quelli esplicitamente fascisti. Chi ignora o sottovaluta sia il fascismo di sempre sia i danni provocati dal Fascismo storico è facile preda di chi a uso strumentale dice che l’antifascismo non ha più senso perché il fascismo è finito. Un po’ come quelli che, prima di Falcone e Borsellino e di tutto ciò che questi eroi hanno rappresentato, dicevano che la mafia non esisteva per consentire alla mafia di prosperare nell’ignoranza della sua esistenza. Ecco perché è difficile adesso fare capire al popolo dei like quanto sia raccapricciante che una candidata alla carica di sindaco della capitale ritenga magari non a torto di potere ottenere più voti promettendo di intitolare una piazza a Giorgio Almirante. E cosa c’entra con tutto questo Maria Elena Boschi? Il fatto è che la ministra, per appoggiare il potente fronte del Sì nel prossimo referendum sulle riforma della Costituzione, sta tirando in ballo l’Anpi. E un serio e cosciente antifascista una cosa così non dovrebbe farla. L’Anpi è un’associazione che dopo un sofferto dibattito interno ha deciso di schierarsi per il No. Ma questo non significa che gli iscritti che non sono d’accordo con la decisione maggioritaria verranno espulsi o sottoposti a un più moderno processo mediatico. Significa soltanto che l’indicazione generale di voto è quella di non confermare la riforma. Ma, detto questo, l’Anpi continuerà con tutte le sue anime politiche antifasciste, con tutti i suoi iscritti che davvero hanno fatto la Resistenza e tutti gli altri che non l’hanno potuta fare per motivi anagrafici, a svolgere la sua missione di vigilanza e di lotta contro il fascismo e di tutela dei valori su cui si fonda la Repubblica Italiana. L’Anpi è quanto di più utile, pulito e genuino sia sopravvissuto nel panorama della politica democratica italiana. Parlare di “partigiani veri” e di altri tipi di partigiani, magari poi aggiungendo l’ormai classico “sono stato frainteso” (e lo dico al maschile perché questo era un cavallo di battaglia di Berlusconi), è un gioco pericoloso. E’ facile anche fare dell’ironia su questi “partigiani” nati quando la Resistenza era finita da molti anni. Come me, del resto: anch’io sono uno degli oltre centomila italiani soci dell’Anpi e, pure essendo piuttosto anziano, sono nato quando l’Italia era già da tempo una solida democrazia fondata da quei partigiani. Quindi mi è stato impossibile essere un partigiano, anche se lo avessi voluto. Il fatto è che l’Anpi ha deciso di sopravvivere all’anagrafe e di continuare a esistere anche quando sarà morto l’ultimo dei partigiani “veri”. Ma questo non significa che gli altri sono “falsi”. Sono semplicemente persone che credono che il fascismo esista ancora e vogliono dare il loro contributo più o meno modesto per combatterlo. Per cui è legittimo che la ministra Boschi difenda una riforma alla quale attribuisce un significato di sopravvivenza politica, ma lasci in pace l’Anpi, che al di là delle sue contestate posizioni in questo referendum, svolge e continuerà a svolgere un ruolo che qualsiasi governo democratico dovrebbe giudicare prezioso. Anche quando su qualche cosa non si è d’accordo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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