La contestazione al portiere del Cagliari Marco Storari conferma la falsità del luogo comune secondo cui, nel mondo del calcio, i tifosi siano la parte migliore, nessuno escluso, contrapposta ai ricchi, viziati e ignoranti calciatori, attaccati molto ai soldi e per nulla alla maglia. Invece basta una mezza frase interpretata in modo malevolo o il suo passato sportivo perché un calciatore venga processato dalla curva, intimidito e bersagliato da cori offensivi, col benestare e il sostegno esplicito di alcuni sedicenti intellettuali che assecondano certe becere campagne d’odio. Forse perché, per non tradire il loro ruolo di rivoluzionari, devono sempre e comunque schierarsi con la contestazione, qualunque siano i promotori e le motivazioni. E anche quando motivazioni non ve ne sono. Ieri un gruppo di ultrà del Cagliari ha distribuito un volantino in cui si chiedeva che a Storari sia tolta la fascia di capitano: il testo è criptico e non imputa nessuna colpa precisa al portiere, definito senza una ragione chiara “mercenario”. Durante la partita, secondo quanto riferiscono le cronache, Storari sarebbe stato salutato al grido “juventino pezzo di merda”, coro cui il resto dello stadio ha risposto con bordate di fischi, a dimostrazione del fatto che la maggioranza dello stadio non ha perso il senso della misura e il lume della ragione. Spettacolo cui l’interessato ha assistito assieme alla famiglia dalla tribuna, avendo ieri dovuto scontare una giornata di squalifica. Cosa si imputa a Storari? Secondo alcuni un’intervista ad una radio, durante la quale un giornalista gli ha domandato un’opinione sulle aspettative della “sua Juve” senza che lui abbia rinnegato il suo passato di “sporco bianconero”. Altri parlano di una sua eccessiva manifestazione d’affetto per la Juventus, squadra nella quale ha giocato per cinque anni, il tutto pochi giorni prima della partita di campionato che vedrà il Cagliari contrapposto all’armata bianconera. Marco Storari non è un ragazzino, ma un atleta a fine carriera che a gennaio compirà quarant’anni. Si è guadagnato la fascia di capitano del Cagliari con il suo carisma da leader e le sue prestazioni perché, se qualcuno lo avesse dimenticato, è anche un portiere di altissimo livello. Ha indossato tante maglie, come quasi tutti i calciatori di questa epoca, ma il suo comportamento in campo gli ha presto permesso di conquistare la stima del Sant’Elia. Un po’ come sta accadendo a Borriello, che di maglie ne ha cambiate anche più di Storari e come Storari ha indossato quella della Juve, senza che per questo i suo gol in maglia rossoblù di questo inizio stagione vengano ripudiati dalla tifoseria. Alle contestazioni di certi invasati che interpretano il calcio come guerra bisogna purtroppo rassegnarsi: in fondo parliamo della stessa tifoseria che ieri ha aggredito un altro gruppo di ultras, colpevoli di essere gemellati con i sostenitori dell’Atalanta, l’avversaria sconfitta ieri. Quel che invece è inaccettabile è il sostegno di quegli intellettuali, professionisti della tolleranza e della democrazia, secondo cui l’umiliazione subita da un professionista stimato sarebbe semplicemente una manifestazione di pensiero. Non li nomino perché non voglio trasformarmi a mia volta in ultrà, ma basta fare un giro su Facebook per capire chi siano. Gente impegnata per la difesa della democrazia, contro le intolleranze, i pregiudizi e il razzismo, perché un uomo non si giudica dal colore della pelle e non si può condannare senza appello per gli errori del passato. A meno che in passato non abbia indossato una maglia bianconera, simbolo del potere padronale e sportivo di cui chi la indossa si renderebbe complice: allora lo si giustizi subito, perché in tal caso garanzie democratiche e tolleranza civile non valgono.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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