Il personaggio di oggi, 18 Ottobre 2016, è uno che si è fatto esplodere.
Guardavo un servizio in televisione, stamattina, mentre preparavo un sugo improvvisato. Immagini mosse e una voce fuori campo descrivevano i movimenti di truppe attorno a Mosul, “la testa del serpente”, come l’ha definita un ufficiale irakeno. Mosul è il quartier generale dell’ISIS in Iraq; “Presa Mosul” diceva l’ufficiale, “il serpente muore e l’Iraq può guardare avanti con qualche speranza in più”.
A un certo punto la voce fuori campo torna su immagini esterne in pressa diretta; descrive l’avvicinamento di alcuni soldati anti-ISIS a una piccola altura da cui arrivano spari. Un soldato viene ferito; si vede mentre si siede e gli altri gli si fanno attorno per aiutarlo. Alcuni compagni iniziano a dare la caccia a chi ha sparato. Si vedono uomini su una collina bruciata dal sole, un pezzo di deserto. Gli uomini sembrano stare attorno a un punto, su un cerchio largo quanto un campo da basket, anche meno. Al centro del cerchio c’è il cecchino, il nostro personaggio del giorno, che a un certo punto si fa esplodere. Sono rimasto così. Ho visto una gamba che volava via verso destra, allontanandosi dal centro della fiammata. Altre cose scure sono schizzate invece nella direzione opposta. Poteva essere di tutto: rocce, vestiti, la testa, il casco, non so. Istintivamente ho cercato di fermare l’immagine col telecomando, ma non c’è stato nessun replay. Era un servizio in diretta, non un DVD.
Non ci arrivo. Per quanto mi sforzi di arrendermi a questa normalità, non ci arrivo. Sono banale e retorico, sono più scontato di un bambino. Ma oggi, mentre la televisione parlava di Mosul e di come sia dura per chi combatte l’ISIS, ho visto un essere umano farsi a pezzi da sé, dopo aver capito di non avere alternative.
Sono rimasto qualche secondo così, poi sono andato a girare il sugo. È un sugo semplice, con zucca e olive nere. Non avevo mai provato a farlo ma dall’odore sembra buono.
Un sugo normale, come tutto quello che si trova normalmente in una normalissima comfort-zone.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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