Sarà successo due o tre anni fa, ci pensavo oggi mentre leggevo le notizie sull’orso Kj2 a cui bisogna dare la caccia vicino a Trento. E ammazzarlo “se sarà necessario”. Nuotavo dalle parti di Tavolara. Un paio di ore che quando sono lì passano senza tedio con tutta la meraviglia che attraversa gli occhialini e mi entra sino al cuore. E mi trovo faccia a faccia con uno squalo. Oh, lo sai che il primo pensiero è stato meno male che sono in acqua e lontano dalla riva così se mi cago addosso non se ne accorge nessuno? Non scherzo. Poi mi sono girato piano piano per non mettergli idee in testa e quindi veloce come mai avrei pensato ho raggiunto il tratto di costa più vicino, certe rocce puntute che per risalirle mi sono fracassato peggio di quanto mi avrebbe conciato lo squalo se mi avesse aggredito. Poi a pensarci ho realizzato che in quei pochi secondi in cui ci eravamo fronteggiati io ero molto più coinvolto di lui nell’evento. Lui mi è sembrato poco interessato, a dirla tutta. Un esemplare di verdesca di un paio di metri (così mi hanno detto quelli dell’Area Marina Protetta che poco dopo lo hanno incrociato con il loro gommone) che girava pigro intorno a una grande boa metallica che galleggiava a mezz’acqua la cui cima tesa si perdeva nel fondo. Quando mi ha visto mi ha dedicato un’occhiata distratta e ha ripreso a volteggiare lento intorno alla boa. Dice, cosa c’entra con l’orso trentino che non si rassomiglia neanche un poco? E’ che le reazioni di quelli del parco di Tavolara, quando ho comunicato l’incontro, giusto perché lo sapessero, mi hanno fatto pensare che qui da noi in quanto a efficienza e maturità sul piano ambientale abbiamo poco da invidiare al resto del mondo. Poco dopo la telefonata erano già in acqua con il gommone e hanno avvistato lo squalo esattamente dove lo avevo segnalato, era ancora lì chissà perché incuriosito da quella vecchia boa rugginosa nascosta ai naviganti un po’ sotto il pelo dell’acqua. Avevano il numero del mio telefonino e l’ho sentito squillare. Mi hanno informato -Sì, una verdesca, tra un metro e mezzo e due metri. -Eh, ho visto, ho avuto un po’ di paura. -Lo immagino, se le dovesse ricapitare stia tranquillo, però. -Perché, le verdesche non attaccano? -No, non è quello. Sono squali come tutti gli altri. Dipende da tante cose, tra cui le dimensioni. Ma se lei sta al suo posto lo squalo farà altrettanto. Lei non si avvicini troppo, nel caso, e lui non si avvicinerà a lei. -Bene, non avrò difficoltà a seguire il suo consiglio. -Piuttosto… vorrei chiederle… se mi vuole rispondere… -Dica pure. -Ne ha parlato con molta gente? -Solo con i miei. -Ecco… se fosse possibile. Sa, siamo d’estate, è pieno di gente di tutti i tipi. Ci vuole poco a scatenare la caccia inventandosi rischi inesistenti. Alcuni pur di ammazzare qualcosa… -Come per i cinghiali, che ci sono i cacciatori pronti a massacrarli per difendere la nostra incolumità, le nostre colture e i nostri prati falciati e irrigati a caro prezzo nelle lottizzazioni turistiche? -Guardi, non voglio entrare in polemiche. Io faccio il mio lavoro. Però sappiamo che lei è un giornalista. Se evitasse di amplificare la cosa o quanto meno di non dire in giro il punto esatto dove è avvenuto l’incontro, le saremmo grati. Gli ho detto -Sono io grato a voi. Grazie per il vostro lavoro e per come proteggete il nostro ambiente. -Si immagini. Tutto sta a ricordare che quello squalo era a casa sua più di lei. Questa è la gente che mi piace. Lo squalo era a casa sua, come l’orso trentino che ora ha scatenato certe pulsioni nascoste. Siamo tutti il cacciatore di Cappuccetto Rosso dei fratelli Grimm, l’eroe che spancia il lupo e ne tira fuori sane e salve la bimba e la nonna. In realtà a me piace di più la versione più antica di Perrault, dove il lupo mangia e digerisce tranquillo senza che nessun cacciatore arrivi a rompergli le balle e l’autore ammonisce al termine che “non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce”. Ecco, se tutti ci abituassimo a considerare la natura come certe strade del tardo Seicento di Perrault, dove non ti dico di non andarci ma di andarci con prudenza, allora le cose andrebbero meglio. Ma il top sarebbe se tutti si comportassero come la magnifica platea del cinema Moderno di Sassari quando nel 1976 si proiettò per la prima volta “Lo squalo” di Spielberg, il film che ha sparso terrore e contribuito alla decimazione di questa specie più di secoli e secoli di pesca. Quando si udirono quelle note terribili della colonna sonora che annunciavano l’arrivo del mostro ancora invisibile, quel tu-tu-tum-tum-tum, ci guardammo perplessi: ma io questa l’ho già sentita. Poi ci venne l’illuminazione e fu un coro
Un cuore matto, matto da legare Che crede ancora che tu pensi a me Non è convinto che sei andata via Che mi hai lasciato e non ritornerai! Dimmi la verità, la verità E forse capirà, capirà Perché la verità tu non l’hai detta mai.
E l’immenso Little Tony nell’immaginario collettivo sassarese da quel giorno accompagnò per sempre il leviatano di Spielberg depotenziandone miseramente lo spavento che continua a suscitare in ogni altra parte del mondo emerso.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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