Da qualche mese, in Sardegna, si è ripreso a parlare con insistenza di spopolamento e abbandono dei piccoli centri. È un problema molto serio, peraltro non nuovo, che minaccia di cancellare intere comunità, soffocate dalla scarsa natalità, dall’emigrazione giovanile e dal taglio dei servizi statali, a sua volta conseguenza di questo crollo demografico. Molti intellettuali e aspiranti leader politici si stanno spendendo per questa causa, proponendo possibili rimedi ed evidenziando quanto poco, secondo loro, sia stato fatto in Sardegna per fermare questa tendenza. Tutto giusto. Molti di loro, però, illustrano le loro ricette dalle città: sarde, italiane o estere, dove la vita li ha spinti per lavoro, studio o altro. Scelte legittime, forse obbligate o forse no, che comunque appartengono alla libertà di ciascuno e non vanno sindacate. Io però chiedo loro una sforzo. Io credo che proprio queste intelligenze sarde dovrebbero dare l’esempio, ove fosse loro possibile. Tornare, cioè, a vivere nei centri da cui sono partiti, non per ritirarsi dalla vita pubblica ma, anzi, continuando ad offrire il loro contributo di idee e conoscenza dal paese e della campagna, per dimostrare che si può vivere, pensare e restare punti di riferimento per la società civile anche al di fuori della cinta urbana. La loro sacrosanta battaglia ne guadagnerebbe in coerenza e credibilità. Certo, significherebbe rinunciare a carriere brillanti o forse ridimensionare le ambizioni di qualcuno di loro, ma sposare seriamente certe cause richiede sacrifici. Se davvero si ama il villaggio, la sua dimensione umana e i suoi saperi, riporre carriere a ambizioni non dovrebbe essere una rinuncia così insostenibile.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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