Il personaggio del giorno è l’informazione delle grandi reti televisive nazionali, delle loro trasmissioni mainstream, col loro pubblico più o meno vasto e più o meno etichettabile come, anziano, borghese, di sinistra, di destra, di mezza età, conservatore, progressista governativo, antigovernativo ecc. Sappiamo tutti che si tratta di un’informazione spesso poco obiettiva e piegata a interessi di audience, di tenuta dei numeri, di veicolazione di determinati messaggi “fidelizzanti”. Ma ci sono frangenti in cui questa cosa è più chiara, per ragioni del tutto soggettive. Come sapete, da diversi giorni alcune future mamme di La Maddalena stanno muovendo mari e monti per salvare il Punto nascite e l’Ospedale dell’isola gallurese. La Regione, in base a linee guida nazionali e internazionali, ne prevede la soppressione e la sostituzione con un servizio di monitoraggio, prevenzione e trasporto in altri centri. Le mamme non ci stanno, si sentono più sicure a partorire vicino casa, e chiedono – con mille ragioni- che il Punto nascite non chiuda. Per far sentire la loro voce sono riuscite a farsi ospitare da Maurizio Belpietro e dalla sua trasmissione “Dalla vostra parte” e a far parlare del caso di La Maddalena anche Luciana Littizzetto, nella puntata di ieri di “Che tempo che fa”. Nel caso di Belpietro è successo che, durante le riprese, mentre le mamme parlavano, un sottopancia abbia riportato una frase in cui si lamentava l’uso di risorse a favore degli immigrati, seguito da un virgolettato in cui le mamme dicevano “e qui non possiamo nemmeno partorire”. La redazione, non certo le mamme, ha creato un accostamento indebito tra un’idea razzista e una rivendicazione giusta, con il chiaro scopo di strumentalizzare, fomentare odio e alimentare divisioni. L’informazione dunque non come servizio (parlare della lotta di queste mamme) ma come veicolo per propaganda antiimmigrati della peggior specie. Ma è Belpietro, e nessuno di noi si aspetta che di punto in bianco si metta a fare un giornalismo diverso da quello che gli riconosciamo.
Anche la Littizzetto però ci ha messo del suo. In modo certamente meno grave e becero, ha infilato nel racconto di queste madri un elemento che non c’entrava nulla ma che aveva il preciso scopo di stuzzicare certe corde presenti probabilmente nel pubblico di quella trasmissione: i sommergibili nucleari americani. Nulla di così grave, dicevo, essendosi limitata a una battuta sui vari metodi di trasporto delle partorienti, uno dei quali potrebbe essere “un passaggio da un sommergibile americano, che tanto da quelle parti passano spesso”. In realtà, la base USA ha lasciato l’Arcipelago sardo nel 2008, i sommergibili e la nave addirittura dal 2007. Eppure, questa presenza su cui si sono consumate lotte intestine molto aspre, tra favorevoli e contrari, tra chi perdeva il posto di lavoro e chi era al sicuro in altri enti, tra chi temeva il rischio nucleare e chi no, è stata rievocata spesso e a sproposito moltissime volte in questi anni, anche da parte di testate nazionali, associazioni ambientaliste, esponenti politici in cerca di visibilità. E sembra sia ancora lì, pronta ad essere rievocata come un marchio a fuoco quando meno te lo aspetti, come a continuare un dibattito annoso che La Maddalena ormai si è lasciata alle spalle, essendosi misurata nel frattempo con altri problemi.
Ecco, volevo dire che non mi è sembrato giusto e che la Littizzetto, cui va il merito di aver sostenuto la lotta delle future mamme isolane, poteva scegliere una battuta diversa.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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