Ci sono libri sardi, cioè di autori sardi. Poi ci sono libri sardi, magari di autori non sardi, ma di case editrici sarde. Poi ci sono i libri sardi sardi, cioè di autori sardi che scrivono per case editrici isolane. Il libro sardo sardo è il personaggio del giorno di oggi. La società sarda di oggi vive, infatti, una strana contraddizione. Mai come in questo periodo l’indipendentismo va per la maggiore. I politici fanno a gara a dichiararsi l’uno più indipendentista dell’altro, persino quelli che fino a ieri erano dentro Forza Italia, un nome un ossimoro, e persino quelli che fino a ieri si dichiaravano comunisti, cioè, in teoria, internazionalisti. Proliferano come funghi i partiti identitari, sardisti, nazionalisti. Ma va bene, sono convinto che, in questo periodo storico, ci sia bisogno di un polo identitario, culturale e politico, forte e coeso. Sui social è tutta una esplosione popolare di “Sardinia no est Italia”, e di dichiarazioni di nazionalità sarda. Poi succede che fai la fila al bancone del market, e noti come tutti stanno a comprare salumi nazionali e gruviera con fontina. E accosti questa osservazione con il fatto che l’85 per cento dei prodotti alimentari sono importati. Non c’è nulla di male a comprare prodotti alimentari di fuori, ci mancherebbe. Ma l’85 per cento è un dato che dispiace, se consideriamo la qualità dei prodotti sardi. Poi vieni a sapere che il baluardo culturale dell’isola, le case editrici, soffrono della pesante crisi del mercato, dovuta anche alla concentrazione sempre maggiori di filiere di vendita nelle mani delle grandi case editrici italiane. Vedi, anche, che bravi e famosi scrittori sardi scrivono per le case editrici non sarde. Spesso sono di dichiarata fede indipendentista o sardista. Nulla di male, chiaro; è come un calciatore bravo che va a giocare in una grande squadra. Tuttavia, considerando l’importanza culturale e sociale delle piccole case editrici sarde, mi piacerebbe, come dire, che vi sia un pensiero, un contributo al loro sostegno da parte di tutti. Gli autori sardi, infatti, rappresentano una “scuola” letta in tutta Italia e anche conosciuta e apprezzata a livello internazionale. Basterebbe poco, credo, per sostenere questo settore strategico per la cultura sarda. Quando penso all’operazione di revisione critica, anche feroce, di grandi personaggi dell’autonomismo storico come Emilio Lussu, mi piange il cuore. Perché “Un anno sull’altopiano” è un grande capolavoro letterario che parla della Sardegna e della sardità senza nominarla, e che dovrebbe essere fatto leggere a tutti i sardi. Ecco, vorrei dire questa cosa, quasi come un appello. Sosteniamo i prodotti sardi, e compriamo, in particolare, i libri sardi sardi. Sosteniamo la nostra editoria. Regaliamo i libri sardi sardi ai nostri figli per l’epifania. Mettiamo un libro sardo sardo dentro la calza, tra le caramelle e il carbone. Sosteniamo la Sardegna con i fatti, che a parole ci siamo buoni tutti.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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