Una resistenza eroica, indomita. Gli abitanti di Gorino, frazione di Goro, paese di pescatori del Delta ferrarese del Po conosciuto per le vongole, hanno inscenato una protesta con barricate e posti di blocco per impedire che 11 donne, con 8 bambini, potessero essere ospitati in un ostello altrimenti vuoto. Il Maresciallo dei Carabinieri ha provato a spiegare alla folla riunita le ragioni dell’accoglienza di quella povera gente, tra cui una donna in stato interessante. La risposta più sentita è stata “non ce ne frega un cazzo”. Qualcuno, invero, ha accennato a qualche motivazione, di natura sociale ed economica, piuttosto risibile e facilmente smontabile. Alla fine l’indomita resistenza di quelli che per la Lega sono degli eroi ha avuto successo, e quelle poverette sono state sballottate da un’altra parte. Ora l’accoglienza di queste persone, al momento, ha creato grossi problemi, per cui le proteste sono del tutto ingiustificate. E tuttavia è impressionante vedere come un intero paese si sia mosso compatto, vecchi e bambini compresi, per impedire l’ospitalità di così poche persone. E’ sempre giusto sottolineare che tutto questo sta succedendo perché i paesi considerati “civili” dell’Europa, hanno chiuso le frontiere, e che l’Italia è stata lasciata piuttosto sola a combattere questa emergenza. Ora un occhio obbiettivo dovrebbe sempre cercare di comprendere le ragioni, anche quando appaiono inumane e profondamente aride e insensibili, cioè profondamente razziste, come queste. E tuttavia non si capisce perché i colleghi pescatori siciliani, specie quelli di Lampedusa, gareggino nel salvare la gente che muore in mare. Eppure l’invasione l’hanno loro, non questi, e certamente in Sicilia ci sono problemi economici e sociali ben più gravi che nella ricca, anzi ricchissima, Pianura Padana. Ci sarebbe da discutere, ora, come il nostro concetto di “civiltà”, sia fuorviato da parametri materiali, e non morali. E allora? Forse possiamo dire che la colpa di tutto questo siano i mezzi di informazione e la politica che, strumentalmente, per avere visibilità e tornaconto, soffiano l’alito marcio e spettrale sul fuoco della paura. Forse possiamo dare la colpa di tutto ciò a questo clima mistificante, artefatto, creato da media e politici. Si, ma solo in parte, credo. In realtà la colpa di questa deriva razzista, di questa assurda psicosi collettiva che investe, ormai, l’Europa intera, dall’Ungheria all’Inghilterra, dalla Danimarca alla Svizzera, dalla Francia all’Italia, proviene da una condizione parossistica giunta a compimento in occidente, il climax di una filosofia mercantile di vita, fondata sull’esasperazione dell’economia e sul fondamentalismo dei consumi, che ha trasformato le persone in cose. Siamo sempre di più cose, e sempre meno esseri viventi. Esattamente come le cose che compriamo. L’anima è perduta, imprigionata, forse soffiata via in un rantolo putrido. L’empatia si è arenata nella fissità di notizie televisive tanto tragiche quanto sempre uguali, nella rincorsa a desideri materiali irraggiungibili. Spesso, fredde preghiere li accompagnano, corollario al proprio egoismo querulo. Però gli abitanti di Gorino hanno davvero, loro, così indomiti ed eroici, vinto la palma dell’odio più odioso, cacciando via donne e bambini. Donne e bambini. Una volta, davanti alle donne e ai bambini, si fermava il mondo, si faceva scendere dalla diligenza ogni male. Oggi si risponde “non ce ne frega un cazzo”. Alla protesta hanno partecipato, attivamente, i bambini. Anche loro partecipi di quel clima di lotta e di festa, visto che, a quanto riportano gli organi di informazione, non sono andati a scuola. Lotta dura e senza paura, contro donne e altri bambini disperati. E’ così che si cresce, e si diventa uomini, nell’anno del Signore 2016.
(La foto, presa da internet, non riguarda i fatti descritti ed è puramente simbolica)
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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