Sono giorni difficili ovunque per chi abita le città in cui, il 5 giugno, si voterà per eleggere le nuove amministrazioni. E visto che seguo la vicenda, in questi giorni, anche per motivi professionali ho pensato che l’elettore meriti un giusto riconoscimento per i sacrifici che si trova ad affrontare.
Mondo reale e virtuale sono percorsi da facce in movimento e slogan con hashtag d’ordinanza spesso lunghissimi e a rischio refusi. Ne ho recentemente visto uno che recita #quandosenora che l’assenza di un “no” trasforma in una domanda rivolta presumibilmente a una donna di lingua spagnola. Sguardi rassicuranti, incazzati, ammiccanti, corrucciati, inespressivi, ilari e chi più ne ha più ne metta appaiono in ogni superficie piana utile e frequentata. Mandrie di candidati si aggirano nell’arida campagna elettorale in cerca di voti da brucare. Cercano gli indecisi, quei pochi che ancora non sono stati “prenotati” da parenti, amici, colleghi, datori di lavoro. Sono tantissimi, una legione in cammino, immagino consapevoli che uno su cento ce la fa, se va bene.
Sui social è praticamente impossibile non imbattersi nel santino digitale, preceduto dalla spiegazione dei motivi per cui si è scelto di scendere in campo. Imperversa la battaglia all’ultimo like, fioccano le condivisioni, Facebook potrebbe essere un’arena dove candidati ed elettori potrebbero pure parlarsi invece assomiglia a un gigantesco muro virtuale dove affiggere manifesti. Un vero peccato.
Detto ciò, è innegabile che l’elettore abbia pure qualche vantaggio pre-voto. Il candidato, infatti, è solitamente propenso al saluto caloroso con chiunque si affacci nel suo campo visivo, sfodera una mirabile memoria sull’albero genealogico del passante ed è anche particolarmente generoso. Di solito paga lui. Sono i momenti migliori, quelli della politica da bar. Entri, saluti, bevi, saluti, esci. Con un po’ di fortuna colazione e aperitivo sono gratis per un mesetto, tutti ti sorridono e ti viene quasi voglia di andare a votare.
Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un…. (di Giampaolo Cassitta)
Cutolo e l’Asinara (di Giampaolo Cassitta)
Mi ami? Fammi un riassunto. (di Giampaolo Cassitta)
Cari radical-chic guardate Sanremo e non fate finta di leggere Joyce. (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo, Italia.
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.662 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design