Prova a parlare di raccolta delle mele cotogne. O di tecniche innovative per oliare la teglia della fainè. Vedrai che qualcuno, tra il lusco e il brusco, ti infila nel profilo un commento sul referendum. Le bacheche sono diventate come i muri nel 1948. Ogni spazio è buono per i manifesti, che sia una parete della Sistina o la fiancata della Fontana di Rosello. Bisognerà invocare la promulgazione di una legge che punisca l’affissione abusiva nei profili facebook. Quelli dove se tu vuoi fare un po’ di cazzeggio, ti trovi sommerso da una manualistica del bravo propagandista del Sì o del No. Io voto No, ma non vado a rompere i coglioni a un* (e con questo ho espresso la mia opinione pure su quell’altra questione della grammatica di genere, anche se qui non c’entra un cazzo: per me ha ragione chi dice sindaca, però la faccenda dell’asterisco neutro la digerisco male) che sta dicendo che dopo Giuseppe di Stefano di grandi tenori non ne sono più nati. Al massimo gli dico che sta dicendo cazzate, ma non gli dico che l’iter legislativo dura così e cosà e che se lo accorci o lo allunghi diventi ricco e ti potrai comprare l’Aprilia 250 che hai sempre sognato da ragazzo e che tuo padre se gli parlavi di questa tua aspirazione se era di buon umore si metteva a ridere sennò ti mandava affanculo. Gli agit-prop del referendum si dividono in due categorie. Quelli insinuanti come baiadere e quelli aggressivi come camalli disoccupati. I primi ti fanno i complimenti qualsiasi cazzata tu abbia detto e poi se sono del No ti dicono che tu sì che sei in gamba e non come quel Renzi che parla l’Inglese come mio nonno e nonostante questo vuole stravolgere la Costituzione e se tu gli dici che cosa c’entra l’Inglese con la Costituzione loro ti rispondono “Perché, secondo te Renzi parla bene l’Inglese?”; se sono del Sì commentano che le tue giuste opinioni sull’importanza del riccio nel mercato europeo potrebbero trovare giusta applicazione con una burocrazia più snella e l’abolizione di un numero di senatori. Gli altri fanno entrate a gamba tesa e ndo cojo cojo. Amicizie lunghe una vita si sono spente nel volgere di due commenti da sotto-post. Tu dici che non vedi l’ora di finire l’ultima epopea di Lansdale per leggerti il nuovo noir della Pastor; o che, è inutile, queste paste saranno buone ma come quelle di Sechi… e quello ti chiede cosa c’entri questo con l’urgenza di abolire il Cnel. Cioè, lo chiede lui a te, non tu a lui. Tu, ovviamente, te ne stai zitto ma quello incalza: “Fai finta di non sapere che abolire il Cnel farebbe risparmiare venti milioni?”. Tu continui a startene zitto e pensi: così la smette e io posso continuare a cazzeggiare con i miei amici. Illuso. A quel punto spunta sempre una sarrana del No che ingoia esca, amo, lenza e risponde: “Ma quali venti milioni, al massimo sono otto milioni”. A quel punto sei fottuto. A Lansdale e alle paste puoi dire ciao ciao e ti conviene emigrare in un altro post, lasciando il tuo in balia degli agit-prop di opposte fazioni che si prendono a morsi a faccia come i cani. Uno dice: ma perché cazzo devo andarmene? E’ il mio profilo, in fondo. E cosa vuoi fare, benedetto ragazzo? Affacciarti a lanciare secchiate d’acqua su quelli che ti imbrattano il muro di casa con scritte o manifesti? Ti può andare bene ma può anche succedere che ti aspettano di notte quando esci a buttare la mondezza e ti fanno il culo a tana di grillo. E ringrazia se non ti invade la bacheca qualcuno della più temuta sottocategoria di camalli: quella delle bestie da talk show. Da quei salotti insanguinati hanno mutuato uno stile che riportano nel tuo profilo. Riescono persino a riprodurre lo spirito del “Mi lasci parlare, io non l’ho interrotta” e tu leggi e rileggi per capire come cazzo si possa fare a interrompere o a lamentarsi di essere interrotti in una sequela di commenti elettronicamente preordinati per essere presentati uno dopo l’altro. Loro ci riescono lo stesso. Ma il rigore imparabile è quello del “non mi hai risposto”. Ti chiedono retoricamente, non so, “Ma tu sei contrario a che si risparmino stipendi per il personale politico?”, oppure “Ma tu vuoi che il presidente del Consiglio si compri anche i baffi finti per essere più somigliante a Pinochet?”. Tu tenti di scrivere d’altro e loro incalzano: “Rispondimi, non mi hai risposto”. E tu devi sforzarti ancora una volta di non dirgli che pensavi fosse una domanda retorica, che, sì, vuoi che si risparmino soldi ma che questa riforma eccetera eccetera; oppure che, no, non vuoi che il presidente del consiglio si compri i baffi di Pinochet ma che questa riforma eccetera eccetera. Se lo fai sei fottuto, e ti sciorinano tutti i panni prêt à porter del rappresentante di commercio del referendum. Facendoti due coglioni così. Il consiglio è quindi: abbiate pazienza, finirà anche questa e riprenderemo a cazzeggiare. Io, del resto, come potete qui vedere, non ho mai smesso.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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