Adesso c’è da avere paura. Dopo Dorgali, un attentato anche a Sassari. La città che nel declino triste si diceva conservasse però la dignità della sua millenaria cultura di apertura e tolleranza. La città che sapevamo essere espressione di un prodigioso amalgama di accoglienza: da noi pisani, genovesi, spagnoli e poi piemontesi-italiani non erano solo conquistatori ma anche conquistati. E ora scopriamo che è una balla pensare a noi come a New York: che è diventata la vera capitale di America perché quando Boston nel suo cipiglio di nobiltà coloniale si chiudeva all’immigrazione, la futura Grande Mela creava un mix terribilmente difficile ma vincente con europei, latino americani, asiatici e se fossero venuti i marziani anche con loro. Il fatto è che in fondo noi sassaresi siamo italiani sino al midollo. Ed è una cosa a cui spesso penso con un certo orgoglio, altre volte, come oggi, con grave senso di preoccupazione. Leggo sulle testate online i commenti alla notizia del futuro centro di accoglienza sassarese, zona Li Punti-San Giorgio, devastato durante la notte, con i materassi destinati ai migranti finiti in fumo. C’è il peggio del peggio. Odio sparso come sale sulle rovine di una civiltà, quella di Sassari, distrutta dai veri invasori: l’ignoranza, i luoghi comuni, le banalità, le paure immotivate, le menzogne che hanno varcato il mare, peggio dei pisani, dei genovesi, degli spagnoli e dei piemontesi-italiani. E questa volta quelli venuti dal mare ci hanno colonizzato da conquistatori spietati, senza permetterci di mischiare la nostra anima con la loro. Mi illudo che domani migliaia di cittadini, la politica, i ceti dirigenti, in un sussulto d’orgoglio urlino ai disgraziati che bruciano i materassi dei migranti: “Semu tutti accudidi”. Ma è, appunto, un’illusione.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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