Trent Park è un posto al centro di Londra, nei pressi dello stadio di Wembley. Se volete saperne di più e non avete modo di andarci, potete cercare su National Geographic il documentario “Nazisti intercettati”. Val la pena vederlo, perché racconta molte cose scoperte sul regime di Hitler attraverso le prime intercettazioni ambientali che si ricordino. La storia andò così. Il MI19, servizio segreto inglese, decise di destinare la villa di Trent Park a luogo di detenzione degli ufficiali tedeschi catturati durante la seconda guerra mondiale. Quando ne catturavano uno, lo portavano là. Non era un penitenziario e i prigionieri non erano costretti in una cella. Vivevano come ospiti di un grande hotel, in stanze comode e spaziose, potevano liberamente passeggiare nel grande parco della tenuta e ricevevano pasti che oggi classificheremo come stellati, confezionati in prestigiosi ristoranti londinesi. Quello che gli ufficiali tedeschi non sapevano era che Trent Park era zeppa di microspie, invisibili microfoni sistemati in ogni stanza e su ciascuno degli alberi del giardino. Ogni sussurro emesso dagli occupanti del palazzo veniva registrato in dischi di vinile, poi una squadra di interpreti – reclutati dall’esercito inglese tra gli ebrei tedeschi fuggiti in Inghilterra e arruolatisi nelle forze armate britanniche – trascriveva tutto, senza tralasciare alcun dettaglio e specificando tono e registro dei dialoghi. Su quelle intercettazioni Churchill impose alla fine della guerra il segreto di Stato, per mantenere riservato il ricorso alle intercettazioni. Queste sono saltate fuori solo pochi anni fa e hanno raccontato il nazismo e la Germania di Hitler più di qualunque altro documento storico. E hanno sgretolato la verità di comodo secondo cui certi massacri fossero stati compiuti dalle Ss all’insaputa dell’esercito tedesco, che non solo ne era a conoscenza ma era pure connivente e corresponsabile. Tra gli ufficiali, nella villa di Trent Park, scontri furibondi avvenivano tra i generali Cruwell e Von Thomas: il primo fedelissimo al führer, il secondo sconvolto dalle atrocità commesse per ordine del dittatore pazzo, del quale augurava pubblicamente la soppressione. Ma quel che emerge, in generale, è l’inesorabile assuefazione alla violenza più efferata, calpestati gli iniziali scrupoli di coscienza. Credendole confidenze rilasciate al compagno d’armi, gli ufficiali raccontano di massacri di ebrei compiuti nelle pause pranzo, nei campi di prigionia, abbattendo sotto una grandinata di proiettili di mitragliatrice centinaia di persone ammassate dentro un capannone, donne e bambini compresi. Raccontano di donne incinte picchiate per farle abortire, di bambini di tre anni acciuffati e fucilati. Perché un uomo dovrebbe fare tutto questo? Perché molti di quegli uomini rispondevano al motto di Himmler, il fanatico capo delle Ss: “Uccidere gli ebrei è come sterminare i ratti nelle fogne”. Compito ingrato, ma qualcuno doveva farlo per ripulire il mondo. È bene ricordare che tutto questo avveniva settant’anni fa, quando mio padre e mia madre erano già a questo mondo: non che mio padre e mia madre c’entrino nulla, ma solo per misurare la prossimità storica di questa follia. Settant’anni fa, un battito di ciglia nel tempo del mondo. E ora veniamo alla domanda finale, quella cui è intitolato questo post. Quando ci si preoccupa dei rigurgiti di fascismo e nazismo, spesso si viene accusati di cercare fantasmi ormai scomparsi. Io sono convinto che non sia così. Cosa accadrebbe se un domani un capo del governo italiano lasciasse intendere che la pulizia etnica, razziale e religiosa è una forma di legittima difesa, se dicesse che chi non è italiano, bianco o cattolico mette a rischio la nostra civiltà e va eliminato dalla faccia della terra? Se ciò avvenisse, io mi chiedo quanti italiani sarebbero disposti ad andare a cercare il diverso casa per casa, per difendere razza, tradizioni, religione e lavoro. Secondo me sarebbero tanti, convinti di essere nel giusto e di difendere una nobile causa, come molti tedeschi suggestionati da Himmler. Credete davvero che questa prospettiva sia lontana e irrealizzabile? Io sono convinto che non sia affatto così remota. Un politico italiano propone un premio ad un poliziotto che ha filmato un immigrato mentre, in sella ad una rudimentale bici, pedala nella corsia di emergenza dell’autostrada, qualificandolo sarcasticamente come “risorsa della Boldrini”. Quel post ha avuto 5400 condivisioni, 5400 manifestazioni di sostegno. Siete davvero così convinti che certi fantasmi siano svaniti per sempre?
Ps. Se il post del noto politico ha avuto 5400 condivisioni, i post sulle imprese di Fabio Aru pubblicati su Sardegnablogger, in quest’ultima settimana, di condivisioni ne hanno avute oltre ventimila, mentre la nostra pagina Facebook ha avuto 235 mila letture. Significa che si può riscuotere interesse anche raccontando la semplice verità, senza diffondere odio, intolleranza e razzismo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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