Per lei i migranti sono spazzatura, non ne fa mistero, e lo scrive a chiare lettere in uno dei suoi tanti commenti pubblici. Ieri, dopo essermi imbattuta nel suo ennesimo parere razzista, ho deciso di farne il mio personaggio del giorno.
Chi conosce l’insegnante non faticherà a scorgere i contributi intolleranti e fanatici che portano la sua firma all’interno dei social. Solitamente trovano spazio sotto link che rimandano ad articoli di profughi e migranti: esulta quando vengono rispediti al mittente e inveisce per i loro sbarchi. I suoi toni sono violenti, senza equilibrio, xenofobi e smaccatamente razzisti.
È pur vero che noi docenti non siamo costretti a estendere la professionalità al di fuori dell’aula e che la vita privata – relativamente privata visto che i suoi commenti pubblici sono visibili a tutti, anche ai suoi studenti – è affar nostro. Ma nel suo caso si va ben oltre ciò che riguarda le idee e la libertà di espressione.
Chi ha un compito delicato e importante, come quello della formazione dei ragazzi, non può permettersi manifestazioni pubbliche che inneggiano a intolleranza, predicazione d’odio e razzismo. Affermazioni facinorose e violente, che divergono da quelle che la scuola porta avanti, e si collocano dalla parte diametralmente opposta rispetto ai valori morali ed educativi che ogni agenzia formativa persegue. Nessuno che si preoccupi dalle eventuali ricadute che una simile gretta e infame catechesi di odio e xenofobia può avere sui percorsi dei suoi alunni? Nessuno che si preoccupi degli extracomunitari che, vista l’attuale eterogeneità dell’utenza scolastica, andranno a sedersi nei banchi della sua classe?
Utente fb: Ma non poteva prendere un aereo? Tutti scrocconi sti migranti
Docente: Prendere un areo? nei fondali del mare doveva finire.
Altro utente: Fuori dal nostro paese.
Sentenzia così l’insegnante sotto un articolo che informa di una migrante appena sbarcata e ricoverata con urgenza all’ospedale di Modica.
La sua bacheca è un tripudio di immagini a sfondo razzista, link di estrema destra e rubati alla pagina di Noi con Salvini al punto da sfiorare l’apologia di fascismo, in barba alla lotta antifascista che la Costituzione ci impone, come cittadini e ancor di più come educatori. Tra le tante campeggia un’immagine dove, a caratteri cubitali, si ricorda che a qualcuno dà fastidio il crocifisso nell’aula scolastica ma a “me dai fastidio tu”, e il “tu” è rappresentato da una donna musulmana alla quale si intima perentoriamente di tornarsene a casa sua.
Spontaneo chiedersi se sia in grado di garantire ai suoi studenti musulmani la stessa considerazione, attenzione e riguardo che riserva al resto del gruppo classe. E, soprattutto, l’integrazione e la fusione di culture e religioni differenti ormai entrate a far parte della nostra cultura.
Possibile che una docente, deputata della formazione dei giovani, la cui programmazione scolastica dovrebbe rincorrere valori di uguaglianza, accoglienza, tolleranza e rispetto usi un social network per vomitare le peggiori convinzioni senza valutare le conseguenze di quel che scrive? Possibile che non sia in grado di tener conto del peso che riveste il suo ruolo a livello personale né le implicazioni di responsabilità che include anche sul piano sociale e collettivo?
Ma i dirigenti scolastici, compreso il suo che risulta nel novero dei suoi contatti, gli altri colleghi, i genitori non mostrano un milligrammo di preoccupazione per quel disgustoso linguaggio di stampo razzista, violento e apertamente fascista, che già di per sé meriterebbe un richiamo adeguato, e per le conseguenze che può avere sul piano diadattico/educativo? È che ormai sembriamo tutti aver sviluppato gli anticorpi in tema di esternazioni fanatiche e fasciste e non ci scandalizziamo più.
Nemmeno quando a manifestarle è chi, come lei, dovrebbe combatterle ogni giorno. Doverosamente dentro la scuola, ma moralmente anche al di fuori.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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