Ha un nome impronunciabile, l’olandese presidente dell’Eurogruppo: Jeroen Djisselbloem, colui che ha fatto scoppiare un caso dipingendo gli europei del sud come dediti alle donne e all’alcool. In realtà il politico socialdemocratico non ha detto proprio così, più in generale ha voluto spiegare con una infelice analogia le problematiche del debito. Però nella semplificazione del linguaggio mediatico è passato quel messaggio. Tuttavia l’idea che i paesi del sud siano spreconi e quelli del nord sobri e lavoratori è una immagine colma di retaggi culturali e di sciocchi pregiudizi. In genere questi pregiudizi si sviluppano nei centri di egemonia economica per giustificare il loro peso all’interno del sistema. La ricchezza si giustifica con la virtù. Certo in Olanda oggi si fa a gara a mostrare la tradizione dei mulini a vento e le buone politiche ecologiche in atto, ma nel frattempo la più grande multinazionale del pianeta, l’anglo-olandese Shell, continua a prelevare il petrolio dalla Nigeria. Risultato: in Olanda lustrano gli specchietti ecologici grazie alla ricchezza di una economia storicamente accentratrice all’interno del sistema, e la Nigeria si impoverisce e si inquina sempre di più. Ma in realtà la storia ci insegna che questi centri di egemonia si sono spostati a prescindere dall’indole dei loro abitanti, ma sulla base della centralità dei traffici e delle politiche economiche, più o meno aggressive. Il capitalismo nasce nel sud dell’Europa, quando il centro dei traffici mondiali era il Mediterraneo. Si sviluppa nelle città italiane, Venezia, Genova, Milano, Firenze, ed iberiche a partire dal 1300 e solo grazie alla scoperta dell’America, non a caso ad opera di iberici e italiani, il centro del capitalismo si sposta verso il Nord. Per un po’ oscilla sull’asse del Reno, tra Italia e Paesi Bassi, con Anversa prima e Amsterdam poi, fino a al colonialismo che sposta l’asse egemonico nel Mar Baltico. Londra diventa la capitale finanziaria del pianeta ma, con lo sviluppo degli Usa, perde il primato nel secolo scorso a vantaggio di New York. La storia insegna che non esistono indolenze di questi e colpe di quelli, ma solo mercati che si spostano sulla base della centralità dei traffici. Vi sono tendenze, ad esempio, che mostrano come progressivamente il centro egemonico del pianeta si stia spostando ancora, da New York a Pechino. Sotto questo punto di vista, possiamo interpretare l’effetto Trump come i primi segni del declino americano e del passaggio di consegne dagli Usa alla Cina. Eppure fino a ieri gli studiosi americani degli “area studies” declinavano lo statalismo cinese in forme pseudo-antropologiche, come il frutto di caratteristiche umane dei cinesi non idonee allo sviluppo. In realtà questo razzismo egemonico del nord Europa altro non è che la giustificazione di un costante movimento di risorse dal sud al nord del pianeta, che non riguarda solo le situazioni post-coloniali, ma anche la stessa Europa, come si evince da questo articolo che ho pubblicato qualche tempo fa a proposito della crisi in Grecia.
La truffa delle banche tedesche
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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