Quel che brucia non sono tanto le parole fuori posto di un ragazzino, quanto gli applausi che le hanno accolte. Significano condivisione. Sono applausi convinti e in chi batte le mani si riconosce uno sforzo muscolare affinché quel clap clap rafforzi e sottolinei il concetto, nel clamore si distinguono anche gli urli da stadio che vorrebbero esprimere ammirazione per l’impresa politicamente scorretta dello studente dell’istituto tecnico Bacaredda di Cagliari che, davanti al presidente dell’associazione magistrati Pier Camillo Davigo, ha esposto le sue idee sugli immigrati che, secondo lui, sono dei codardi e non meriterebbero di entrare in Europa. Tra le giovani generazioni il razzismo e la xenofobia sono molto diffusi, ma gli adolescenti che conosco io hanno pudore di quei sentimenti e, per quanto possibile, cercano di camuffarli, non ne fanno un vanto. Non possono nasconderli del tutto, ma capiscono che non sono medaglie da appuntare alla giacca. Intuiscono che ci sono molte cose che non sanno e quando racconti loro la strage dei sardi ad Itri, nel 1911, restano a bocca aperta, oppure tacciono se leggi loro il rapporto sull’immigrazione italiana scritto dalle autorità statunitensi agli inizi del secolo scorso. Sono cauti, perché nelle loro classi un compagno figlio di immigrati c’è sempre. Invece gli applausi a scena aperta per un intervento maldestro come quello dello studente del Bacaredda – nell’aula convegni di una scuola, davanti ad un insigne magistrato, a docenti e dirigenza della scuola – mi suggeriscono che quel confine di buon gusto, pudore e rispetto sia stato abbattuto, sfacciatamente demolito. In quel ragazzo e negli applausi di chi ne ha sostenuto le parole c’è una parte della futura classe dirigente del Paese in cui viviamo. Sarà un’osservazione scontata, ma sarebbe ingiusto non ricordarlo. La registrazione del video pubblicata dal sito CagliariPad l’ho vista diverse volte. Più che guardarla, l’ho sentita. Cercavo di concentrare le mie orecchie nell’ascolto degli applausi, per stabilire se quelli seguiti alla replica di Davigo fossero stati più forti di quelli riscossi dal ragazzo. Per cercare di capire se la civiltà, nel luogo dove la civiltà dovrebbe essere insegnata, sia ancora più forte dell’intolleranza. Oggi arriverà a Cagliari una nave con novecento migranti e un cadavere a bordo. Io i ragazzi di quella scuola ce li porterei, a vedere il loro arrivo. Sarebbe un’utile gita d’istruzione.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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