“Sì, cosa succede?”
“Eh, praticamente stanno massacrando un ragazzo”
Le sentenze si rispettano, si dice.
Le sentenze si possono solo commentare, si specifica.
Della sentenza che assolve i carabinieri accusati di avere ucciso di botte Giuseppe Uva io conosco solo quella parte che la sorella ha deciso di stampare sopra una maglietta per infilarsela addosso: assolti perché il fatto non sussiste.
Quindi la sentenza, non la commenterò personalmente.
Per avere un parere, meglio affidarsi a chi ha gli strumenti per farlo, e io ho letto il contributo di Luigi Manconi al link http://www.abuondiritto.it/it/notizie/1251-caso-uva,-la-giurisprudenza-che-inventa-il-sequestro-di-persona-lecito.html
In questa rubrica posso solo spendere qualche parola su Giuseppe, la sua vita non facile, la sua morte senza senso, troppo uguale a quella di Stefano Cucchi, e simile a quella di Federico Aldrovandi e Riccardo Magherini.
Si è azzardato che se Giuseppe avesse condotto un’esistenza meno borderline, con un lavoro stabile, una tetto sempre uguale sotto il quale rincasare la sera, i capelli corti, non avrebbe subito il trattamento riservatogli nella caserme dei carabinieri di Varese il 13 giugno 2008.
E infatti, ad alcune di quelle frasi pronunciate dai carabinieri al telefono, “Vedi se ha precedenti per droga, cercami tutti i precedenti”, i familiari danno un significato ben preciso: cercare di farlo passare per drogato, con quei capelli così.
Le telefonate. Come quella in cui Alberto Bigioggero, amico di Giuseppe, a voce bassa informa il 118 di quello che sta succedendo in caserma, delle urla che sente. Operatore del 118 che non manderà l’ambulanza, perché il carabiniere da lui contattato lo tranquillizza: “Sono due ubriachi che scherzano, adesso gli tolgo il cellulare”.
O quella in cui altri due carabinieri ridono parlando di un collega: “Quello ieri era impegnato con Uva…Uva fisicamente lo puoi tenere, è debole”.
Leggevo oggi su l’Espresso un articolo sul caso Regeni, sulle carceri egiziane e sulle modalità di tortura utilizzate dalla polizia. Arrivi anche a pensare che Varese e Il Cairo non siano poi così lontane. E a cosa sarebbe successo se Giuseppe avesse studiato a Cambridge e non avesse avuto i capelli così.
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