Chi, domenica, spenderà due euro per votare alle primarie del Pd, ha diritto di sapere tutto riguardo ai candidati sui quali investe quella moneta. E c’è una cosa che Giuseppe Luigi Cucca, candidato alla segreteria regionale del Partito Democratico, dovrebbe assolutamente fare prima del confronto di domenica prossima che lo vedrà opposto a Francesco Sanna: spiegare come davvero andarono le cose nella giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato della Repubblica, di cui Cucca era membro, in quel febbraio del 2015, quando si discusse il caso delle offese razziste rivolte dal leghista Calderoli al ministro Cecile Kyenge. In un comizio in piazza, nel luglio del 2013, Calderoli accostò la ministra di colore ad un orango. Venne aperta un’inchiesta dal tribunale competente e il caso arrivò alla giunta del Senato, che però ritenne di respingere la richiesta di autorizzazione. Cucca, intervistato da più quotidiani, spiegò la decisione sostenendo che non esistevano i presupposti giuridici per accusare di razzismo Calderoli, trattandosi secondo lui di una metafora di uso corrente nel linguaggio comune: paragonare un uomo ad un animale rientra nella libertà di espressione. Sono certo che Cucca ripudi il razzismo, come persone a lui vicine mi garantiscono, sono anche certo che le cose siano più complesse rispetto a come appaiano. Ma il messaggio che è passato, dall’esito di quella giunta, è che ad un ministro di colore si possa impunemente dare dell’orango. Il Partito democratico è uno dei pochi che ancora cerca di fare argine contro il razzismo dilagante. Se questo argine si sfarina, sgretolato da ambiguità e cavillose interpretazioni, si perde anche uno dei valori dei riferimento della sinistra più nobile. C’è tanta gente, nella scuola e nelle altre istituzioni, che lotta contro la xenofobia, per favorire integrazione e convivenza civile. Questa gente non va lasciata sola. E un partito che si riconosce in quei valori ha il dovere di pretendere chiarezza da chi si candida a rappresentarlo. Cucca dovrebbe tenerlo presente.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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