E i genitori videro il corpo torturato del figlio: “Il viso di Giulio era diventato piccolo, piccolo, piccolo. E su quel viso, tutto il male del mondo”. C’era il G7 della Cultura, a Firenze, e dalla facciata di Palazzo Vecchio è scomparso lo striscione con la scritta “Verità per Giulio Regeni”. Il Comune ha spiegato che lo imponeva il cerimoniale di Stato. E ora ci chiediamo se questo stesso nostro Stato quella verità la stia cercando con il coraggio che il popolo gli chiede. Sembra si stia spegnendo l’eco dell’oltraggio che il regime egiziano ha compiuto nei confronti di un ragazzo italiano e con lui dell’Italia e dell’intera umanità. A tenere viva questa lotta per la verità a ogni costo – in una classe politica presa dalle lotte di potere dentro partiti che ricordano una parodia da guitti del crepuscolo degli dei – resta quasi soltanto Luigi Manconi, presidente della commissione per i Diritti umani del Senato. Lunedì prossimo sarà presente a una conferenza stampa a Palazzo Madama dal tema non equivoco: “La morte di Giulio Regeni: un omicidio di Stato”. C’è qualcosa di più importante in agenda che stabilire la verità su un oltraggio commesso contro un ragazzo innocente contro il popolo italiano e contro l’umanità intera? Se il cerimoniale di Stato ha paura di uno striscione la risposta è molto incerta. Tutto il male del mondo che i genitori di Giulio hanno visto nel suo viso sfigurato è la tortura. “Ciò che Primo Levi – ricorda Manconi – ha chiamato l’oltraggio estremo. La tortura non solo come sofferenza inflitta ma soprattutto come volontà di cancellazione della persona umana annichilendo ciò la più la distingue: la dignità”. Ecco il male assoluto, la tortura che una classe politica debole non ha avuto il coraggio di sanzionare nel nostro codice penale. Un’assenza, sospetta Manconi, che forse, insieme a mille altre cose, ha contribuito a rendere così flebile l’azione del governo italiano verso il regime egiziano nella ricerca della verità per Giulio Regeni.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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