Verso la Medicina di Genere, perché molti sintomi variano da uomo a donna. Come nell’infarto ad esempio, ed è importante riconoscerli nel minor tempo possibile.
Giovane, Adulto, Bianco e Maschio. Non è un annuncio su un sito di incontri, ma è il prototipo per le sperimentazioni cliniche. L’osservazione dei sintomi, il decorso della malattia, la risposta ai trattamenti, diventa più semplice e meno dispendiosa se a far parte dei gruppi di studio nei trial clinici, sono individui il più possibile simili tra loro, basati appunto sul modello descritto. Basti pensare che la gran parte degli studi su cui si fonda la moderna farmacopea sono fatti su reduci o veterani in ospedali militari. E la donna?
È semplicemente considerata un Giovane, Adulto, Bianco e Maschio (??) solo un po’ più piccolo. Adeguando in questo modo i dosaggi delle terapie a un corpo la cui massa muscolare e corporea, è generalmente minore. Non si considerano quindi tutte le varianti biologiche di un corpo femminile. Stesso ragionamento vale per anziani e bambini, considerati appunto: “piccoli uomini”
Perché per le donne è difficile entrare nelle sperimentazioni cliniche? Un po’ per questioni culturali, le donne sono più restie a parteciparvi e sottoporsi all’uso di determinati farmaci, per il timore di mettere a rischio la propria fertilità. Ma non è solo questione di ritrosia femminile. Le stesse case farmaceutiche sono restie ad arruolare le donne. Sia perché temono una gravidanza durante la sperimentazione che nel caso dovesse verificarsi e nuocere al feto, si troverebbero a risarcire cause milionarie. Ma anche per una questione di risparmio economico. Le donne infatti essendo soggette per tutta la vita a continui cambiamenti (differenze tra donne fertili e in menopausa, donne in gravidanza e non), costituiscono una eterogeneità che rende più difficoltosa la lettura dei dati statistici nei trial medici. Nonostante già dal 1932 fosse nota la differenza di genere nella risposta ai barbiturici nei ratti, è solo dalla fine del secolo scorso che si inizia a considerare questo nuovo approccio della medicina e della farmacologia.
Basti pensare che il primo studio osservazionale di genere condotto in Italia, è del 2011 e riguarda lo studio sulla Psoriasi e sua differente manifestazione nei maschi e nelle femmine, oltre che le diverse risposte al farmaco, l’immunomodulatore per eccellenza, la Ciclosporina (*)
Quindi non è più solo una medicina-bikini, la cui differenza sta tutta negli organi sessuali. Si dovrà necessariamente approdare e sempre più con maggiore consapevolezza allo studio di genere, è un’arma del futuro che si orienta verso la personalizzazione delle terapie. Proprio a Osilo, a una decina di Km da Sassari, si trova il Laboratorio Nazionale INBB di “Medicina di genere”. Flavia Franconi è la coordinatrice del Dottorato in Farmacologia di Genere dell’Università di Sassari e ha anche contribuito al libro: “Fattore X. Il primo libro sulla medicina di genere scritto dalle donne e pensato per le donne” scritto da Elisa Manacorda e Letizia Gabaglio. Editore: Castelvecchi
Credete sia il pallino di un gruppo di femministe accanite? Che la differenza di genere sia frutto di una semplice ideologia? La risposta è NO, visto che nella sintomatologia di alcune malattie, la differenza tra maschio e femmina cambia in maniera importante, è evidente che l’approfondimento e la sensibilizzazione serve a salvare la vita delle nostre mogli, figlie, amiche, mamme, sorelle, cugine, nipoti, zie e nonne. Prendete l’infarto ad esempio. La signora Pina sente un mal di schiena “Ah sicuramente avrò fatto un movimento ieri mentre lavavo la cucina”, poi il dolore che prende cervicale e spalle “Accipicchia, forse ho preso un colpo di freddo” e la sudorazione “Starò entrando in menopausa?” E magari va anche dal medico che ignaro dei diversi sintomi, tranquillizza la signora in questione. Perché mica è un infarto quello. Quando mai, lo sappiamo benissimo che l’infarto dà dolori al petto, al braccio sinistro, alla bocca dello stomaco tutt’al più. E invece eccolo lì! Un infarto tutto al femminile.
E visto che le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo occidentale e le donne sono colpite in numero maggiore rispetto agli uomini, sia perché i sintomi non vengono riconosciuti per tempo e sia perché le terapie non sono studiate sul genere femminile, che dite, sarà il caso di soffermarci maggiormente su queste differenze? Senza trascurare la chirurgia, studiata anche questa su modello maschile, che si traduce nella donna in un decorso post-operatorio diverso nei tempi e nella modalità.
Ancora, Alzheimer e Parkinson danno profili diversi e diverse sintomatologie. L’Alzheimer nella donna comporta dei deficit nella memoria, nel linguaggio e nello svolgimento di attività semplici, negli uomini cambia il comportamento sociale.
Il cervello. No nessuno dei due è più intelligente dell’altro, quindi state tranquilli maschilisti e femministe della prima ora. Morfologicamente vi sono però differenze osservate negli studi supportati da strumenti di imaging. Le variazioni ormonali influenzano l’umore nelle donne proprio perché inibiscono la produzione di serotonina, il risultato è un numero maggiore di casi di depressione e ansia nella donna. Anche gli attacchi di panico sono differenti da uomo a donna: mal di stomaco e sudorazione nei maschi, vertigini, palpitazioni e respiro corto nelle femmine.
Cosa comporta non riconoscere i sintomi? Prendiamo nuovamente la signora Pina (non ce ne voglia). Che in questo caso ha degli attacchi di panico, ma non lo sa. Si rivolge al medico.
Il suo medico non conoscendo la declinazione del disturbo al femminile, le prescrive tutta una serie di visite specialistiche: – cardiologo per la tachicardia – neurologo per le vertigini che potrebbero essere dovute però da una labirintite e quindi – otorinolaringoiatra, ma meglio escludere anche cause più gravi, sicché – oncologo, si sa mai sia un tumore al cervello – vediamo anche la tiroide, faccia un salto anche dall’endocrinologo
E in questo Ping Pong umano, si perdono ore, giorni preziosi
E che ne sappiamo degli effetti collaterali alle medicine, quindi della risposta alle terapie se queste sono studiate sull’adulto maschio? Le donne non per niente sono più soggette dell’uomo alle reazioni avverse al farmaco (ADR), questo è probabilmente il risultato di studi “adattati” sulle donne e non di studi testati direttamente sulle donne.
L’aspirina ad esempio ha dato risultati diversi per quanto riguarda la prevenzione di malattie cardiovascolari, proprio perché uomini e donne rispondono ai farmaci in modo diverso. A determinare queste differenze sono fattori come il peso, la percentuale di grasso corporeo, gli enzimi epatici e i gli ormoni sessuali (James Hogg Centre for Cardiovascular and Pulmonary Research, attraverso una metanalisi di 23 trials clinici che hanno valutato 113.000 pazienti)
Se siete ancora convinti che la medicina di genere sia solo una fissazione e vi rifiutate di credere alla sua importanza così come vi rifiutate di dire “sindaca”, riflettete sul rovescio della medaglia. Per alcune malattie ci sono più attenzioni verso le donne, primo fra tutti il carcinoma mammario a cui sono soggetti purtroppo anche gli uomini ma a cui le varie campagne di screening si rivolgono in maniera più blanda. In sintesi il messaggio è questo: concentriamoci sulle nostre differenze ma non per fare l’ennesima guerra tra guelfi e ghibellini 2.0. Usiamo le nostre differenze per stare uniti, almeno sulla salute.
(*) Parametri biologici femminili e farmacocinetica Oltre al ruolo determinante delle fluttuazioni ormonali vi sono altri parametri biologici specificamente femminili che possono influenzare i processi di assorbimento e di eliminazione dei farmaci, tra questi: 1. peso corporeo: le donne hanno solitamente un peso corporeo inferiore rispetto all’uomo e questo dovrebbe portare a un dosaggio dei farmaci normalizzato per il peso; 2. grasso corporeo: le donne presentano una maggiore percentuale di grasso corporeo, che influenza il volume di distribuzione dei farmaci lipofili e idrofili; 3. enzimi epatici: le donne sono caratterizzate da una maggior attività degli enzimi CYP3A e della glicoproteina P e metabolizzano quindi più velocemente i farmaci che ne sono substrato; 4. fattori gastrointestinali: le donne presentano una minore velocità di svuotamento gastrico e un’acidità dello stomaco inferiore, con conseguenti effetti sul metabolismo dei farmaci.
[…] Sono pertanto state definite 4 coorti: donne fertili vs uomini appaiati per classe d’età, donne in menopausa vs uomini appaiati per classe d’età. L’allocazione delle donne nella coorte delle donne fertili o delle donne in menopausa avverrà sulla base della presenza o assenza (prolungata e continuativa da almeno 12 mesi) di ciclo mestruale al momento dell’inclusione. Dal momento che lo studio avrà una durata di 18 mesi, a una modificazione del dosaggio ormonale conseguirà un trasferimento da una coorte all’altra della paziente osservata
M.D. Medicinae Doctor – Anno XVIII numero 3 – 25 febbraio 2011- pp. 28-29
Per approfondimenti: Il Giardino di Albert: Puntata sulla Medicina di Genere www.gendermedicine.org www.gendermedjournal.it www.cardiologicomonzino.it/it/page/monzino-women-il-cuore-della-donna-al-centro/156/
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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