Venerdì Giacomo Mameli ha presentato alla biblioteca comunale di San Teodoro due suoi libri, “La ghianda è una ciliegia” e “Il forno e la sirena”. In realtà sono due vecchi libri, usciti il primo nel 2006 e il secondo nel 2013. Potrebbe sembrare un dato marginale, invece è sostanziale. Perché uno dovrebbe promuovere libri vecchi? Ho contato quanti eravamo in sala, mentre Giacomo parlava. Se non ho contato male, eravamo ventitré. Anche questo è un dato importante, perché la serata era dedicata alla Giornata della memoria e agli orrori dell’Olocausto. Mameli ha assegnato come un sottotitolo al suo intervento. Per sintetizzare, come la nostra storia, la nostra storia sarda, può permetterci di imparare le lezioni di una storia che ci pare sia passata solo altrove, di farne tesoro, di sentirci parte del mondo e delle sue giornate peggiori e migliori.
I libri di GIacomo raccontano le storie degli anziani dei paesi della Sardegna partiti per la seconda guerra mondiale. Lo fece in forma romanzesca Francesco Masala nell’indimenticabile “Sos Laribiancos”, Giacomo ha riproposto lo stesso tema col piglio asciutto del cronista. “Io scrivo sotto dettatura, senza aggiungere né togliere una parola, io non ho fantasia né me ne frega qualcosa di averne”. In realtà, aldilà del rimpicciolirsi dell’autore, l’abilità del giornalista sta nel selezionare quel che di realmente importante l’interlocutore confida: ci vogliono cultura, esperienza e sensibilità, tutte doti di cui Mameli è ampiamente provvisto. Allora, come la nostra storia può renderci più guardinghi verso i fatti del mondo, più consapevoli? Credo che per sentirci partecipi serva sapere che zio Vittorio, 103 enne di Perdasdefogu, detto Cazzai, è stato davvero in un campo di concentramento ed è scampato alla morte per due chili: ne pesava 37, quelli che ne pesavano 35 venivano infilati dai nazisti in un forno perché ritenuti troppo deboli per lavorare. Non è una figura letteraria lontana, irraggiungibile, è il vecchio del paese che tutti conoscono, che quando si festeggia il compleanno fa festa tutta la comunità. E qua, ancora vivo, ancora disponibile a raccontare e ricordare. Il suo racconto suggerisce diffidenza verso muri, palizzate, divisioni, esclusioni, insomma verso certe derive del presente. Lui può dirlo, perché si è salvato per due chili. Giacomo Mameli è stato caustico circa la scarsa attenzione della nostra scuola verso questa pagina della storia sarda. “Una volta, da una scuola di Olbia, mi scrissero perché volevano un mio intervento – scrissero proprio così – su “Loro causto”: volevano dire olocasuto”. Permettetemi un aneddoto personale. In una classe in cui ho insegnato, ho messo a tacere certi razzismi di moda tra i ragazzi raccontando la strage dei sardi a Itri, nel 1911. Raccontando come fossero considerati zotici, disposti a lavorare per poco e quindi una minaccia per il lavoro dei locali, esattamente come noi consideriamo gli immigrati di oggi. Io credo che a Giacomino Mameli non interessasse granché vendere i suoi libri, quanto portare la sua testimonianza e non disperdere quelle che ha raccolto in questi anni. Per questo andrebbe invitato in tutte le scuole a raccontare. Tra i testimoni contattati da Mameli c’è Casu, il bidello di una scuola deportato durante la guerra. Spiegò ad un alunno che non si fanno le guerre per costruire le scuole, ma si va a scuola per impedire le guerre. Oggi, l’Olocausto non lo si sa scrivere neppure nel modo giusto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.705 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design