Se la morte non arriva improvvisa, pare si possa avere anche il modo di abituarsi all’idea, il tempo per spegnere rimorsi e rimpianti, per lasciar scivolare nel buio i sensi di colpa che ci hanno tenuti in ostaggio per tutta la vita. Per diluire le amarezze nella tiepida euforia di un calice di vino bianco o assaporare gli ultimi respiri tenendo una sigaretta tra le labbra. Flemming Hansen è un danese di 75 anni e sa di aver davanti a sé poche settimane di vita. Ha chiesto al personale dell’ospedale Aarhus university dove è ricoverato di poter esaudire pochi, semplici ultimi desideri. Un bicchiere di vino, una sigaretta, il letto rivolto verso la vetrata panoramica per ammirare il tramonto fiammeggiante di quelle latitudini. Non si dovrebbero consumare alcool e tabacco in un ospedale, ma in questi casi è giusto che le regole risparmino il ridicolo e si inchinino alla dignità discreta di un uomo che saluta la vita. È stata dunque concessa una sacrosanta eccezione e Flemming ha avuto il sorso di vino, la sigaretta, la visuale sul giorno che stinge, gli ultimi momenti di serenità. L’ospedale è un luogo dove si dovrebbe onorare la vita, difendendo ogni aspetto della sacralità: non bastano le terapie, specie quando sono inutili. Anni fa, ad agosto, visitai un reparto del vecchio ospedale di Olbia dove malati terminali agonizzavano dentro stanze senza condizionatore, dove sofferenza evitabile si aggiungeva a sofferenza inevitabile. Pensai che quello non era un modo di onorare la vita di chi sta per lasciarla. Non so se Hansen sia stato un uomo buono o cattivo e non mi interessa, so che di fronte ad una vita che finisce non dovrebbe restare altro se non l’umanità. In questo romantico addio alla vita del paziente danese io ci ho visto gratitudine e pace. Di fronte alla magnificenza di un sole che eclissa sul mare, immagino che la nostra piccolezza sappia essere consolatoria. In fondo non siamo niente, se non la capacità di cogliere ogni emozione. Specie le ultime.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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