Più o meno sono vent’anni che Flavio Briatore dice le stesse cose: la Sardegna rema contro, non mi lasciano lavorare, non gioco più, me ne vado. La prima volta credo sia successo nel 1999: ci fu un’indagine su alcuni interventi edilizi al Billionaire e lui la prese sul personale, minacciando l’addio. E invece, anche nel 2016, si è presentato nella sua discoteca per l’apertura stagionale, generalmente due mesi o poco più di attività, mentre in tutti questi anni i suoi interessi in Sardegna sono andati ben oltre la gestione del circolo alle pendici di Monte Moro. Briatore deve avere mani libere e gente che lo ascolti, che in lui veda il verbo sacro proferito dal Messia. Invece i sardi “vogliono solo fare i pastori” e non capiscono nulla di turismo, sembra abbia detto. A parte che non è vero, perché gente che sappia procurarsi di vivere dalla terra e dall’allevamento ce n’è sempre meno, questo sfogo merita una riflessione.
Allevare animali e coltivare la terra significa essere autosufficienti o cercare di esserlo. Significa tanto sacrificio ma anche libertà, vivere di ciò che la natura mette a disposizione e un uomo può sfruttare per la propria sussistenza. Credo sia la scelta più rivoluzionaria che il presente ci offra. È una prospettiva diversa da chi vuole essere Billionaire, da chi crede che la vita si risolva nel mercato, nel vendere e acquistare, nell’accumulo di capitali, e si sente realizzato perché si può permettere una bottiglia di champagne al tavolo del club esclusivo. Ognuno è libero di inseguire il proprio sogno, che non necessariamente è quello di essere ammessi nel locale di Briatore, posto che si può e si deve cercare di essere ricchi da pastori e contadini. Io al Billionaire ci sono stato tante volte: non lo demonizzo, rispetto chi ci lavora e ci si sente a suo agio. Però ricordo che a tavola mi hanno servito anche pulceddhu e vini sardi: qualcuno doveva pur averli allevati e imbottigliati. L’uomo Billionaire trova inconcepibile che un altro uomo veda la propria libertà nell’essere pastore o contadino. Forse perché, nella sua visione totalitaria del mondo, crede non ci possano essere altri orizzonti se non i suoi. Forse perché se un uomo aspira ad altro, le parole dell’uomo Billionaire perdono ogni importanza e cessano di far notizia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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