Il personaggio del giorno di oggi è un dispetto. Perché oggi, e nel momento in cui scrivo, tutti saranno con la bocca aperta a guardare Italia-Spagna.
Nelle home page dei quotidiani Conte urlante ha già sostituito il panico post Brexit e il resto è dedicato a notizie che ti fanno ricordare, più del caldo, in che stagione siamo. A fondo pagina, in una minuscola foto incastrata in mezzo ai consigli per l’estate, al trucco per l’estate a cosa fanno i vip in estate, c’è lei. Federica Pellegrini riporta il primato mondiale stagionale nei 200 stile libero nel trofeo Sette Colli. A pochi mesi dalle gare che più contano, quelle di Rio. Della Nazionale di calcio me ne curo meno di zero, anzi, diciamo che non la posso proprio soffrire. Federica, invece, me la godo. Me la godo perché vince ma anche perché è riuscita, negli anni, a farmi cambiare idea, passando da potenziale antipatica che si permetteva di schifare una medaglia d’argento in diretta televisiva ai campionati mondiali di Montreal, appena diciassettenne, a ragazza che seppur incappata nei “danni” collaterali che oggi lo sport si porta dietro – le foto ammiccanti, lo spot dei biscottini, le love story a bordo vasca- alla fine, riesce a far parlare di sé solo per quello che sa far meglio. “Mi sembra di vivere un sogno. Sono stati tre giorni nelle nuvole”, dice oggi, all’indomani dei risultati di Roma. Ecco, l’impressione che mi lascia questa ragazza è quelle di attaccamento vero al suo sport, le sparate dei diciotto anni sono un ricordo. Cose che non vedo nel calcio. Sì, sono una di quelle guastafeste che attualmente odiano il calcio. Mi difendo dicendo che ci sarà un motivo se in un episodio de “I mostri” di Dino Risi uno dei mostri interpretati da Gassman era un tifoso di calcio e non del nuoto. Arrivederci a Rio, Fede!
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