Quando il seggio venne aperto nelle scuole elementari di Ascot, nel cuore della contea del Berkshire, a un tiro d’arco dalla residenza reale di Windsor e dal castello di Canterville, non v’era chi avesse dubbi sul fatto che il fantasma di sir Simon de Canterville avrebbe votato a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Ed egli per primo. -Nessuno può negare che appartenga alla classe d’età dei brexiters – pensava il patrizio, nato e morto nel sedicesimo secolo, mentre si vestiva sontuosamente per la sua uscita, una delle rare, dal castello. -Inoltre, non sono di Londra, sebbene quell’ammasso nauseabondo di cemento e fiume, covo di stolti europeisti, disti soltanto una manciata di chilometri da Canterville. La dolce Virginia Hotis, nel porgergli il cellulare da infilare nel taschino del panciotto di seta, insinuò -Sir, ma voi non siete povero. Il fantasma sorrise affettuoso e comprensivo davanti all’ingenua ragazza americana. -Piccola Virginia, non sono povero ma non sono neppure ricco. Tutto ciò che ci circonda è appartenuto a ciò che fui, ma ora io sono soltanto un’ombra di quello e il proprietario è tuo padre, il signor ambasciatore americano Hiran Hotis. Mrs Lucrezia Hotis, impegnata a scegliere una sgargiante cravatta da annodare al collo di sir Simon, a quel dire si voltò costernata -Sir, mio marito Hiran e io, vi prego di credere, vi consideriamo non un ospite ma il vero padrone di questo maniero e di queste terre. Siamo noi vostri ospiti che a causa di una noiosa questione giuridica dobbiamo però figurare quali proprietari, per il trascurabile fatto che voi siete morto. -Mamma! – la rimproverò la piccola Virginia. Sir Simon sorrise tristemente. -No, dolce Virginia, non sgridare tua madre. Essa ha ragione: sono morto. E la squisita ospitalità che i tuoi genitori nonostante tutto mi offrono, mi fa scordare la mancanza dei tempi perduti. -Quelli in cui avete strangolato vostra moglie perché non era una brava donnina di casa? – urlarono all’unisono i terribili gemelli Stars e Stripes mentre attraversavano la stanza di corsa inseguiti dalla governante Mrs Unney. -Vergognatevi, monellacci! Molestare così il signore di Canterville. -Scusateli, sir Simon – aggiunse Mrs Lucrezia, ma con un’occhiata di sorridente indulgenza. – Lucrezia, mia cara, ma è possibile che ogni volta che ho bisogno del mio giornale trovi che qualcuno lo ha usato per… L’ambasciatore Hotis, che aveva fatto ingresso nella stanza, si interruppe nel vedere il fantasma. -Sir Simon, che piacere. Era da un po’ di giorni che non ci incrociavamo, per tutti i diavoli! -Caro, forse sir Simon non ama il tuo fraseggiare così colorito. -No, Mrs Lucrezia, anzi questo episodico riemergere nelle parole di vostro marito dello spirito forte dei nostri coloni mi diverte. L’ambasciatore Hotis riflettè per qualche secondo se dovesse offendersi o compiacersi, poi decise di lasciar perdere. -Sir Simon, vedo con piacere che state preparandovi per recarvi al voto. -Proprio così, signor ambasciatore. Un minimo di decenza nell’abbigliamento per non sfigurare davanti ai miei servi. -Ehm, sir, vi ricordo che da molto tempo i contadini dei vostri possedimenti non sono più vostri servi: ciò che guadagnano se lo tengono e sono liberi di muoversi dove vogliono. -E’ una delle conseguenze dello spiacevole stato di cose creato dall’Europa – assentì il fantasma – Ed è per questo che non ho dubbi sul mio voto. -E vi prego inoltre di tenere presente che ora se uno strangola la moglie lo arrestano. -Un’altra legge vergognosa da cambiare: l’uomo è padrone della sua donna. Mi arresterebbero forse se strozzassi il mio gatto? -Sì, sir. Anche se la pena sarebbe inferiore. Comunque vi confesso che speravo di incontrarvi prima che andaste a votare perché vorrei parlarvi riservatamente. Mr Hotis tentò di prendere Sir Simon sotto braccio per condurlo in un angolo ma trovò soltanto aria. Tuttavia il fantasma capì le sue intenzioni e cortesemente lo seguì. -Sir Simon, di fatto voi siete l’unico rappresentante della nostra famiglia che potrà esprimere la sua preferenza in questo referendum, dato che noi siamo cittadini americani. -Vi ringrazio di considerarmi parte della vostra famiglia – commentò freddamente il fantasma. L’ambasciatore non colse il disappunto e continuò. -E anche per questo vorrei farvi riflettere su alcuni aspetti che noi politici per attitudine capiamo meglio di voi aristocratici. -Vi prego di farlo. -Ecco, mi sembra di capire che voi voterete Brexit. -Senza ombra di dubbio. -E lo farete per difendere i vostri privilegi, per rinverdire i fasti delle conquiste imperiali e perché non volete tutti questi negri tra i piedi. -Pensi che da qualche tempo se ne vedono persino ad Ascot durante le corse, con il rischio che possano persino molestare i membri della famiglia reale. – Certo, Sir Simon. Ma vorrei rifletteste sul fatto che forse l’Europa vuole le vostre stesse cose. -In che senso? -Nel senso che la politica sull’accoglienza degli immigrati poveri, nei fatti, dico, non nelle parole, è molto simile alle vostre intenzioni. -Mi stupite! -E continuerò a farlo. Il fatto di togliere soldi ai ceti sociali più bassi per concentrarli nelle mani di pochi privilegiati è molto simile alla vostra visione di ordine sociale basato sulla servitù della gleba. -L’unica possibile, direi. E voi mi assicurate che l’Europa… -Certo. E in quanto ai vostri dubbi sugli eccessi di democrazia e rappresentatività, l’Europa sostiene tutte le forme di governo forte disposte ad appoggiare questo saggio principio della non distribuzione delle ricchezze. Pensate alle riforme costituzionali in Italia, per dirne una. -Voi mi insinuate dei dubbi, ambasciatore. -Riflettete, sir Simon. L’Europa non esiste. L’Europa è fatta dai dirigenti di tutti i Paesi che ne fanno parte. E anche da noi americani. E la nostra politica, a ben vedere, non è dissimile dai vostri nobili e antichi ideali. -Mi state dicendo che per difendere i privilegi nobiliari dovrei votare Remain? -Ve lo sto dicendo. -E che votando Leave difendo invece interessi progressisti. -Questo no. Anche il Leave è mosso da interessi passatisti, ma molto meno efficaci. Sir, aiutate noi classe dirigente nel nostro cammino faticoso verso la costruzione di un’Europa vicina ai vostri nobili ideali. Niente più guerre tra nazioni, ma solidarietà tra padroni per fottere il popolo. -Hiran Hotis – lo rimproverò Mrs Lucrezia – non voglio più sentire quella brutta parola. Il fantasma la guardò pensoso. -No, Mrs Lucrezia, vi prego, lasciatelo parlare. Ho il sospetto che voi americani ne sappiate molto più di noi europei.
(Nell’immagine in alto, Oscar Wilde)
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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