Donald Trump è il personaggio del giorno. Ma proprio del giorno, né di ieri né di domani, perché ieri era diverso e domani non so come si metteranno le cose. Ma oggi è il personaggio del giorno perché almeno per un po’ ci sta facendo sentire tutti migliori. Theresa May, che volentieri farebbe lo stesso ma che non ha i numeri interni per imporre ai brexited il suo isolazionismo al fish and chips e quindi prende timide distanze. La Merkel, che quale presidente pro tempore degli Stati Uniti delle Finanze d’Europa ha capito che Parrucchino ce l’ha proprio con lei perché lui ha le sue, di finanze, da difendere. Putin, che depenalizza le botte alle mogli tanto per fare capire chi è lui e guarda con un sorrisino da spia vintage alla Fleming la sua creaturina dell’altro emisfero: caspita, si è fatto ucronia di ogni tipo, dal presidente Usa nazista di Roth all’invasione cubana dell’America nel film “Alba rossa”, ma questo feeling tra Casa Bianca e Cremlino nessuno se l’era immaginato. Povero Jospeh McCarthy, altro che caccia alle streghe, in fondo aveva ragione lui: sono tra noi. Anzi, tra loro. Qualcuno dice che le cose stanno andando come per Berlusconi che alla fine a combatterlo era rimasta solo la magistratura. Osservazione un po’ avventata. Innanzitutto l’atteggiamento di alcuni magistrati italiani verso Berlusconi non era politico ma istituzionale, mentre negli Usa questa istituzione è in gran parte elettiva e non dimentichiamo che negli ultimi anni al potere c’erano i democratici. Quindi ora questa opposizione di molti giudici a Trump è un momento legittimo di una lotta politica tra l’America progressista e l’altra America. Ma il paragone tra Berlusconi e Trump è ingiusto soprattutto in termini di proporzioni. Trump ha l’appoggio della sostanza più scura e spaventosa dello spirito americano. Trump non rappresenta soltanto forze sociali disperate e deluse che come in ogni parte del mondo stanno cercando casa in un populismo dalla coda avvelenata; ma ha anche liberato un’anima che in Italia e in Europa non esiste più. Noi bene o male abbiamo fatto i conti con le leggi razziali, il genocidio, nonostante ogni attuale razzismo e populismo abbiamo costruito costituzioni basate sul rifiuto di quei nostri orrori. Gli Usa, invece, non hanno mai fatto dei veri conti con lo schiavismo, il genocidio dei nativi, la segregazione razziale, la tendenza di una grande parte di popolo all’isolazionismo, la tendenza di una grande parte di classe dirigente all’imperialismo, tutti mali che infiltrano segmenti di popolo americano. Negli Usa coesistono due società opposte. Una rappresenta l’accoglienza, la tolleranza e il dialogo nelle forme più avanzate del mondo, l’altra è l’opposto. Alla fine, tra mille tentennamenti, ha sempre prevalso la prima, persino ai tempi di Reagan o di Nixon. Ma non c’è mai stato un accordo di convivenza tra queste due anime. Ora il cuore scuro dell’America forse per la prima volta è al potere. Talmente stolido da non chiedersi neppure se nell’elenco della nazioni cattive fatto da Trump ne compaia almeno una in cui il tycoon abbia qualche interesse personale. E quindi, in attesa che qualcuno scippi a questo esagitato e potentissimo uomo la valigetta con i codici per i missili nucleari, io mi crogiolo nella mia superiorità culturale di europeo e di italiano di sinistra, fiero della straordinaria unità che la mia area politica ha ritrovato sotto la minaccia del pericolo che arriva da oltre oceano. Un po’ come negli anni Venti, quando tutti dicevano che in fondo Mussolini non faceva sul serio. E negli anni Trenta, quando Hindenburg nominò Hitler cancelliere rassicurando i moderati: “Tranquilli, quel caporalino lo controllo io”.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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