Giustizia è stata fatta: l’hanno licenziato il giorno stesso. Hanno decapitato quell’uomo cattivo che, forse per un pugno di notorietà o probabilmente perché stizzito dagli spettatori che creavano trambusto andando via, si è reso responsabile della collera di centinaia di genitori e degli ettolitri di lacrime infantili dicendo al microfono dell’auditorium del parco della musica di Roma alla fine dello spettacolo dedicato al Frozen di Disney:
– e comunque Babbo Natale non esiste! –
Immediatamente la pagina Fb dell’auditorium è stata presa di mira da migliaia di mamme e papà ringhianti pronti, alla provvidenziale chiusura, ad aprirne un’altra appositamente dedicata a lamentele, proteste e rimostranze.
Ora è sicuramente vero che Babbo Natale è una figura che custodisce fantasie e speranze e che il passaggio dalla credenza cieca alla consapevolezza della non esistenza rappresenta una frattura e un urto emotivo da non sottovalutare ma, siate sinceri, quanti di voi si sono seduti attorno a un tavolo ed hanno spiegato la questione ai loro figli scegliendo con cura le parole?
Quanti di noi hanno invece scoperto, autonomamente e bruscamente, che dietro quella barba bianca e sotto il vestito rosso si nascondeva nonno, zio o il vicino di casa?
A quanti è stato detto in maniera brutale dal fratellino maggiore o dal compagnetto di giochi, con parole assai lontane da tatto e delicatezza montessoriana, senza che qualcuno lenisse la delusione?
Eppure tutti abbiamo metabolizzato la frustrazione, accettato il momentaneo sconforto e fatto un altro inevitabile passo avanti verso la consapevolezza, lasciandoci pian piano alle spalle le illusioni dell’infanzia. Fisiologicamente, senza tanto spargimento di sangue.
Cosa accade in realtà quando i bambini scoprono che Babbo Natale è una figura immaginaria?
I risultati di alcune ricerche condotte a tal proposito evidenziano che raramente è una scoperta che spezza il cuore ai piccoli ma, incredibilmente, la malinconia assale i genitori. Molti dei bimbi intervistati avevano già perspicacemente fiutato qualcosa da un po’ e la scoperta improvvisa è arrivata solo a spazzare via il dubbio. Era il genitore, non il figlio, ad essere triste.
Quel direttore d’orchestra ha innegabilmente fatto una sciocchezza, ma forse una sgridata di rimprovero e una decurtazione del suo cachet sarebbero stati provvedimenti meno spropositati rispetto a un licenziamento in tronco, inflitto sostanzialmente per calmare la furia cieca di genitori che bramavano sangue che lavasse l’onta.
Che vi piaccia o meno la storia di Babbo Natale non può durare in eterno e voi non sarete in grado di proteggere i vostri figli né da questa delusione né da tante altre che arriveranno Se solo l’energia incanalata in quella rabbia incontrollabile, che ha spinto i numerosissimi genitori a picchiare compulsivamente sulla tastiera per infierire e spargere veleno contro il colpevole, fosse stata investita per sedersi accanto ai pargoli amareggiati e insegnare loro il modo migliore per affrontare le delusioni di certo sarebbero riusciti a trasformare proficuamente un incidente di percorso in un’occasione di crescita. E, soprattutto, avrebbero offerto ai loro figli un’immagine genitoriale più edificante.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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